“Anche i morti, stupefatti,
saranno scossi nei loro nascondigli.
La storia
presto
sarà tutta scritta di nuovo.”
Ma non è pensando a Fortini
che tovarich/mister Sobciak
già iscritto del PCUS
già dirigente del PCUS
già eletto dal PCUS a sindaco di
Leningrado
(cioè, volevo dire, di San Pietroburgo)
ed attualmente liberal
della più bell’acqua,
non è pensando a Fortini
che tovarich/mister Sobciak
ha proposto di rimuovere Vladimir Ilic
e di fargli un bel funerale
“secondo le nostre tradizioni antiche”
– come lui dice –
col pope ortodosso e tutto quanto.
Non è pensando a Fortini
che mister/tovarich parla,
ma alla Coca Cola ed alla FIAT
ed alla Lega delle Cooperative,
ed ai marines,
che possano sbarcare
finalmente
rassicurati
a divorare il patrimonio dei Soviet,
senza l’impaccio, e la paura,
della mummia di un comunista
(e in pieno centro storico!).
Solo in parte
possiamo concordare con la proposta:
sia rimosso il corpo imbalsamato
di chi non può essere imbalsamato;
per evitare che flash giapponesi
illuminino, senza fare luce,
il volto
che ha persuaso Gramsci,
la bocca
che ha parlato a tutti, a tutti, a tutti,
gli occhi
che hanno osato guardare
più lontano.
Sia rimosso quel corpo, soprattutto,
perché sia realizzata,
finalmente
l’espressa volontà di Vladimir Ilic
(che sua moglie trasmise invano al suo Partito)
che non vi fossero, per i comunisti, spoglie
sacre, che non vi fossero, per i comunisti,
statue, né immagini, né idolo nessuno.
Ma non merita
Lenin
il canto ipocrita del Pope
olezzante cipolla;
non ha colpe
Lenin
da lavare con segni di croce
vuoti sulla bara;
non ha commesso nefandezze
Lenin
perché lo deponga in terra
chi ha combattuto il suo popolo,
chi ha rimpianto
per settanta lunghi anni
lo zar e la sua frusta.
Piuttosto, se oltraggio
dei morti comunisti
deve esserci,
per rendervi più lieti e più sicuri,
allora lasciate,
almeno,
che siano i comunisti, almeno,
a scegliere
il tipo dell’oltraggio
per Vladimir Ilic:
un oltraggio che sia per lui
uguale
a quello che sempre è stato il nostro,
dei comunisti.
Fucilatelo,
bendato, sull’orlo di grandi fosse comuni,
come faceste a migliaia dei nostri
(anche allora: perché vi passasse paura)
dopo la Comune di Parigi.
Bruciatelo,
rinchiuso dentro una fabbrica,
come faceste alle operaie americane.
Buttatelo nel fiume
che ancora respirava dopo i colpi
come faceste,
compagni socialdemocratici di Achille,
a Rosa Luxemburg.
Impiccatelo,
con un cartello al collo,
come i nazifascisti ai partigiani
(e venti milioni di morti nostri vi sconfissero allora!).
Fatene bersaglio
di napalm e di bombe
intelligenti
come nel Vietnam e ad Hiroshima
e a Baghdad.
Gettatelo,
già morto,
dalla finestra di una questura,
o dilaniatelo
con una bomba Gladio a una stazione,
come avete già fatto (con successo)
perché chi avanzava arretrasse
e chi parlava imparasse,
di nuovo e sempre,
a tacere.
Strangolatelo,
a poco a poco,
con guerra, fame e menzogna,
come avete già fatto
e fate
a Cuba e Nicaragua
ed a quattro uomini su cinque
sotto il sole.
Trattate, anche da morto,
Vladimir Ilic
da comunista,
perché un giorno sia chiaro
che voi che seppellite siete i morti.
(R.M. 1990)