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Informatica e critica dei testi

L'altra critica

Informatica e Critica dei Testi, di Raul Mordenti

Informatica e critica dei testi è un libro dal fascino disarmante sia per il contenuto sia per lo stile chiaro, semplice, elegante, con il quale Raul Mordenti analizza il rapporto critica testuale/informatica.

Il computer è soltanto una macchina che velocizza i lavori meccanici oppure genera dei problemi inediti? È a partire da questa domanda che hanno inizio le riflessioni dell’autore sul concetto di testo rispetto sia al paradigma gutemberghiano sia al paradigma informatico. Il testo ultimo, perfetto, fisso (conquista della tradizionale filologia) è in realtà la formula, ormai comune, introdotta quattro secoli fa dall’invenzione della stampa: in realtà il manoscritto era tutt’altro che fisso ed immobile.

Con la metodologia informatica la trascrizione del manoscritto torna ad essere il momento fondamentale per lo studioso; essa sposta l’attenzione sul testo in quanto tale e sulla codifica. Quest’ultima è essenziale sia perché la macchina legge le informazioni secondo il suo linguaggio sia perché permette di scomporre il testo in elementi discreti evitando ridondanze e ambiguità. Codificare significa scegliere quali informazioni inserire e quali scartare nella propria procedura di ricerca: la codifica è un atto interpretativo che presuppone da parte dello studioso un rigore intellettuale ed una coscienza teorica forti.

L’informatica, sottolinea Mordenti, è un vero e proprio metodo in cui il testo diventa un luogo di elaborazione e di produzione interattiva, riproponendo le due fasi caratteristiche dell’antico scriptorium: la conservazione e la riscrittura.

(Simona Casciano)

“Boccaccio e Belli” in Testo e Senso

[PDF completo dell’intervento di Raul Mordenti pubblicato su TestoeSenso.it N° 14 (2013)]

Abstracts
Il saggio (derivato da un intervento orale nel ciclo per le celebrazioni dei centocinquanta anni dalla morte di Belli) propone di trovare un’analogia non superficiale fra i due Autori, Boccaccio e Belli, nel fatto che entrambi violano l’interdetto fondativo della letteratura italiana (o della sua linea prevalente, quella petrarchesca); tale interdetto consiste nella rimozione del corpo. È questo che fa dei due gli Autori proibiti per antonomasia della nostra tradizione culturale. L’argomento è sostenuto da una lettura sinottica di due versioni della novella di Griselda: il testo di Boccaccio ( Decameron X,10) e la traduzione in latino che ne fece Francesco Petrarca. I riferimenti alla corporeità (e alla corporeità femminile in particolare), presenti costitutivamente in Boccaccio, sono rimossi o rovesciati, provocando anche singolari equivoci nella comprensione del testo (altro…)