SI PUO CO-BELLIGERARE CON I FASCISTI, AGLI ORDINI DI PUTIN? IO DICO DI NO!
di Raul Mordenti
Sommario:
1. Presentazione. Una brutta storia di “La Città Futura” 1
2. Un intervistatore che forse è meglio non ospitare e “la varietà ideologica” 2
3. Chi sono questi che dicono: “Questa è la nostra guerra. È la guerra di ogni europeo”? 5
4. L’aggressività dell’Occidente in Ucraina non cancella tre cose cruciali 7
5. Perché nessuno possa dire “Non lo sapevo” 7
6. Un secondo espisodio ancora più grave del primo: l’intervista in ginocchio alla “Banda
7. Può un giornale comunista usare un lessico fascistoide? 10
10. La strategia di Putin e il suo fascino indubbio (per i neo-fascisti) 20
11. Il “campismo” senza più il “campo”, ovvero il massimo dell’imbecillità 21
Presentazione. Una brutta storia di “La Città Futura”
Mi è capitato di sentirmi chiedere da alcuni compagni perché mai io non collaborassi più con il gruppo che attualmente gestisce “La Città Futura” (=”LCF”) o, peggio ancora, di sapere che altri compagni vi collaborano credendo che io faccia ancora parte del collettivo redazionale.
Sento dunque il dovere di chiarire pubblicamente i termini della contraddizione politica (una contraddizione antagonista e non ricomponibile) che ormai da molti mesi mi contrappone a quel gruppo.
Queste righe valgano anche da pubblica e sincera autocritica per aver dato la mia fiducia a persone che se ne sono dimostrate del tutto indegne.
* * *
Questa storia, questa brutta storia, comincia con la proposta che giunse a LCF di pubblicare una strana intervista fatta da un basco, un certo Ibai Trebiño, ad alcuni spagnoli i quali, ricordando l’esperienza delle brigate internazionali in Spagna, invitavano ad …arruolarsi nelle truppe che combattevano in Donbass contro il governo reazionario dell’Ucraina[1]. Questa proposta veniva da A.F., un autorevole membro della redazione.
Debbo dire che la cosa mi parve subito molto strana, perché – prescindendo per un attimo dai gravissimi problemi legali che la questione sollevava – sono abbastanza vecchio da ricordare che mai e poi mai i comunisti e gli altri combattenti per la libertà nel mondo hanno avanzato una tale proposta di arruolare stranieri, e anzi che tutti rifiutarono sempre energicamente per le proprie lotte di liberazione nazionale l’eventuale intervento di combattenti stranieri: così si comportarono sempre i vietnamiti, così i cubani, così i nicaraguensi, così oggi si comportano i kurdi etc.
Il paragone con la guerra di Spagna evidentemente non regge: lì si trattava di rispondere all’appello di un Governo legittimo, quello repubblicano, attaccato da una sollevazione fascista sostenuta da Mussolini e Hitler; a sostegno della Repubblica si schierava anche una cosa che si chiamava Internazionale Comunista: insomma già operava in Spagna lo schieramento internazionale e internazionalista di popoli e di Stati che poi avrebbe dato vita alla grande alleanza antifascista della II guerra mondiale: nulla di paragonabile, come si vede, al Donbass odierno.
A queste mie prime obiezioni mi fu risposto che la fonte era al di sopra di ogni sospetto. Sono allora andato a cercare nel web chi fosse mai questo autore dell’intervista, Ibai Trebiño (che mi era del tutto ignoto e che avrebbe dovuto comparire con la sua firma su “LCF”) e i risultati sono stati agghiaccianti.
Un intervistatore che forse è meglio non ospitare e “la varietà ideologica”
Anzitutto il suo nome compare in una serie di orrendi siti ultra-settari e arci-stalinisti come “Odio de clase” (che presenta anche un blog italiano). Leggere direttamente per credere:
http://odiodeclase.blogspot.it/2014/
Fra gli articoli spicca la denuncia delle gravissime colpe di “trotzkismo” e “pseudosinistrismo” nel dominio imperialistico nel mondo (si tratta anzi del “braccio sinistro” dell’imperialismo”! Già sentita, e francamente fa venire i brividi nella schiena a qualsiasi comunista…)
http://odiodeclase.blogspot.com.es/2014/06/trotskismo-y-seudo-izquierdismo-el.html
Un discorso che viene esemplificato a proposito del Venezuela:
http://odiodeclase.blogspot.com.es/2014/03/sobre-el-trotskismo-abierto-o.html
e, naturalmente, del Donbass:
http://odiodeclase.blogspot.com.es/2014/09/a-mozgovoi-manifiesto-los-volniye-lyudi.html
L’autore dell’intervista che “La Città Futura” secondo A.F. avrebbe dovuto pubblicare, Ibai Trebiño, viene pubblicato da “Odio de clase” proprio a proposito del Donbass; la sua intervista è questa volta al comandante miliziano Oleg Popov. Questo il link all’intervista intera:
http://odiodeclase.blogspot.it/2014/11/entrevista-oleg-popov-comandante.html
Nell’intervista non si può eludere il tema della presenza nella guerra di forze ben lontane dal socialismo, né si può negare l’intenzione di un’annessione alla Russia putiniana.
La prima questione viene definita pudicamente “la variedad ideológica de la resistencia popular de Donbass: comunistas, socialistas, monárquicos, nacionalistas y demás” (“la varietà ideologica della resistenza popolare del Donbass: comunisti, socialisti, monarchici, nazionalisti e altri”: chissà chi sono questi “monarchici, nazionalisti e altri”?). Rispondendo alla seconda questione, Popov dichiara: “Nosotros somos partidarios de la amistad con los pueblos eslavos y soviéticos, así que también somos partidarios de la unión con Rusia y también de la unión con Ucrania, pero no con la Ucrania fascista actual.”. La traduzione è superflua, così come sarebbe superfluo ogni commento.
“… Se ha hablado mucho sobre la variedad ideológica de la resistencia popular de Donbass: comunistas, socialistas, monárquicos, nacionalistas y demás. ¿Qué le parece?
La base de nuestra unión es hacerle frente al fascismo. La unidad de nuestro pueblo se sustenta sobre la lucha por la justicia, la verdad y la libertad. Los comunistas tenemos como modelo a Marx, Engels y Lenin. Somos partidarios de una revolución social contra el fascismo y la globalización.
Nuestro objetivo es extender la lucha a todos los lugares del mundo. Nuestra ideología y nuestro proyecto político se basan en nuestra patria y en nuestro pueblo. Estamos con la gente y con el pueblo, es por ellos por lo que luchamos. El pueblo no quiere vivir bajo el yugo del fascismo, no quiere ser esclavo de un régimen fascista.
¿Qué forma de Estado defienden: un Estado independiente, socialista, o dentro de la Federación Rusa?
Nosotros somos partidarios de la amistad con los pueblos eslavos y soviéticos, así que también somos partidarios de la unión con Rusia y también de la unión con Ucrania, pero no con la Ucrania fascista actual.”
Ma c’è di più e di peggio. Sempre cercando di capire chi era colui che avrebbe dovuto essere una “firma” sul nostro giornale comunista, ho trovato un’altra intervista di Trebiño, ancora dedicata al Donbass (di cui evidentemente costui è specialista); ma questa volta l’intervista non è a compagni spagnoli, non è a comandanti locali bensì a… fascisti, a due dichiarati fascisti francesi (ecco chi erano i “monarchici, nazionalisti e altri” di cui parlava Popov!).
Anche in questo caso invito chi legge a collegarsi direttamente. Potrà prendere visione di un’intervista di Ibai Trebiño ad alcuni “volontari europei”, in cui si ribadisce il carattere (come dire?) “composito” di questa brigata combattente:
Nell’articolo intitolato “El día a día en la guerra con la brigada Prizrak”[2] si può leggere:
« Llegamos al cuartel, donde nos dan la bienvenida los franceses Victor Lenta y Nikola Perovic. “Welcome to Novorossiya”. Lenta y Perovic son nacionalistas franceses, comandantes de la unidad continental, la misma en la que luchan los voluntarios españoles y serbios. Ambos son veteranos del ejército de Francia, que ahora les considera terroristas. “No podemos volver a Francia porque nuestro Gobierno nos impondría una pena de diez años de cárcel”. Tienen claro cuál es su objetivo: “Nuestra unidad está integrada en la brigada Prizrak, que ideológicamente es muy heterogéneo. Aquí te puedes encontrar nacionalistas, ultranacionalistas o comunistas, pero eso no es ningún problema. No discriminamos a nadie por su ideología, religión o raza. Nuestro enemigo es la OTAN, así que recibimos a cualquiera siempre que esté dispuesto a luchar contra el enemigo común”, afirma Victor Lenta. Nikola Perovic es francés de origen serbio, veterano de Afganistán.»
(traduco da dilettante: “Siamo arrivati in caserma, dove ci danno il benvenuto i francessi Victor Lenta e Nikola Perovic. “Benvenuti a Novorossiya”. Lenta e Perovic sono nazionalisti francesi, i comandanti dell’unità continentale, la stesso in cui lottano i volontari spagnoli e serbi. Entrambi sono veterani dell’esercito francese, che ora li considera terroristi. “Non possiamo tornare in Francia perché il nostro governo ci imporrebbe una pena di dieci anni di carcere.” Hanno chiaro quale sia il loro obiettivo: “La nostra unità è integrata nella brigata Prizrak, che è ideologicamente molto eterogenea. Qui potete trovare nazionalisti, ultra-nazionalisti o comunisti, ma non c’è problema[3]. Non discriminiamo nessuno a causa della sua ideologia, religione o razza. Il nostro nemico è la NATO, quindi riceviamo chiunque, purché sia disposto a combattere il nemico comune “, ha detto Victor Lenta. Nikola Perovic è un francese di origine serba, veterano dell’Afghanistan. “).
Chi sono questi due francesi “nazionalisti” (o “ultranazionalisti”) veterani dell’Afganistan, Victor Lenta e Nikola Perovic, che danno il benvenuto al quartier generale della brigata?
Chi sono questi che dicono: “Questa è la nostra guerra. È la guerra di ogni europeo”?
Ce lo spiega meglio ancora un altro articolo intitolato “Questa è la nostra guerra. È la guerra di ogni europeo”, nel sito www.comedonchisciotte.org.
Lo si può leggere, completo di link a filmati, all’indirizzo http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13852
Ma per la sua illuminante importanza, ci sembra giusto riportarne qui ampi stralci (i miei limitati interventi sono riconoscibili per il carattere grassetto e le parentesi quadre []):
QUESTA E’ LA NOSTRA GUERRA. E’ LA GUERRA DI TUTTI, LA GUERRA DI OGNI
EUROPEO”
Postato il Venerdì, 01 agosto @ 07:10:00 BST di davide
FONTE: RT.COM: IL “CONTINENTE UNITO”: VOLONTARI EUROPEI COMBATTONO LE
TRUPPE DI KIEV IN UCRAINA ORIENTALE
Volontari europei stanno accorrendo in Ucraina per unirsi a entrambe le parti in guerra. Mentre le forze di Kiev si rafforzano di mercenari provenienti da compagnie militari private, ci sono degli europei che sono venuti a difendere la regione ribelle del Donbass per propria libera iniziativa. Uno degli ultimi rinforzi delle truppe anti-Kiev in Ucraina Orientale sono quattro ex militari francesi che sono venuti per combattere questa guerra, migliaia di chilometri da casa.
“Questa è la nostra guerra. È la guerra di tutti, la guerra di ogni Europeo,” ha dichiarato a Paula Slier di RT, Guillaume, un combattente francese in Ucraina che difende la regione di Donbass.
[…]
Un altro volontario, Nikola di 25 anni, era stato un soldato di professione delle truppe alpine d’élite per 5 anni. [chissà che cosa sono le “truppe alpine d’élite”?? Forse corpi “speciali”?] Ora sta facendo buon uso delle sue abilità in Ucraina. Insieme al contingente di volontari stranieri sta addestrando le forze anti-Kiev nella guerriglia urbana.
[…]
Paula Slier di RT ha constatato che i volontari che arrivano nel fronte del Donetsk non provengono solo dalla Francia ma anche dalla Spagna, Polonia, Israele e il Regno Unito [interessante questo elenco, no? ad esso si aggiungeranno fra poco anche Bulgaria, Slovacchia e Germania e i Cetnici serbi…].
Aleksey Mozgovoy, il comandante della brigata ‘Prizrak’ (Lo Spettro) della regione di Lugansk ha dichiarato in una intervista all’agenzia MK.ru news che nel suo battaglione forte di 1.000 combattenti ci sono soldati dalla Bulgaria, Slovacchia e Germania.
Secondo l’intervista, una delle maggiori forze internazionali che combattono contro le truppe di Kiev è una unità di volontari dalla Serbia. Lo squadrone ‘Jovan Shevich’ che si dice sia composto di 250 combattenti e opera nella regione di Lugansk.[…] (FOTO di Milutin Malisic, membro di un gruppo di paramilitari di Cetnici Serbi (Reuters / Thomas Peter)
All’inizio di questa settimana, il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharchenko, ha rivelato in un’intervista ai media russi che fino a 4.000 cittadini Russi, molti dei quali veterani militari, si sono uniti ai combattenti antigovernativi dopo il giro di vite di Kiev nell’Ucraina orientale. “Senza di loro sarebbe stato duro per noi continuare a combattere”, ha detto Zakharchenko, sottolineando che al momento molti cittadini Russi hanno già fatto ritorno a casa. […]
L’Europa ora si trova tra l’incudine ed il martello: Che fare quando i suoi giovani vanno ad arruolarsi per combattere contro il suo alleato?
“Da punto di vista legale, non vediamo che cosa potrebbe fare il governo francese contro di noi perché prima di tutto, non siamo pagati, per cui non siamo mercenari, non siamo terroristi, non siamo jihadisti, e naturalmente è una missione d’informazione, è una missione politica, una missione di forza “soffice”, ha dichiarato ad RT Victor Lenfa, Comandante della squadra francese in Ucraina. [forse è lo stesso Victor Lenta della citata intervista di Ibai Trebino?]
[…] Dopo che Giovedì scorso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con un pretesto frivolo, ha bloccato una dichiarazione russa che chiamava ad un cessate il fuoco nell’Ucraina Orientale, l’emissario Russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin ha avuto un caldo dibattito con i suoi colleghi dagli USA e dall’Ucraina, che hanno accusato la Russia di aver invaso su larga scala dal momento che un numero elevato di volontari Russi stanno combattendo in Ucraina.
Vitaly Churkin ha risposto al fuoco, dichiarando che nessuno ha tentato mai di nascondere la presenza di volontari Russi, sollecitando Washington a riconoscere la presenza di consiglieri statunitensi a Kiev e a spiegare il perché di tanti mercenari di compagnie militari private che stanno combattendo in Ucraina.”
Ma perché mai questi “nazionalisti” francesi, reduci dall’Afganistan, vanno a combattere lì? E perché mai considerano questa guerra “la guerra di ogni europeo”? (Si noti: di ogni “europeo” e non di qualche altro cittadino del mondo, che so?, di ogni africano o di ogni asiatico). I “primi patrioti europei” “nati da reparti speciali selle forze armate”, ce lo spiegano così: “Se questa Europa deve davvero nascere può nascere solo nel sangue. Solo con il sangue si cacceranno gli americani dalle nostre terre europee, e forse si riuscirà a ripartire.”
Ci sono anche italiani fra questi combattenti del Donbass[4], e non sembrano certo compagni (ma su questo tornerò più avanti).
L’aggressività dell’Occidente in Ucraina non cancella tre cose cruciali
Vorrei essere del tutto chiaro su un punto: tutto ciò che ho scritto finora non significa certo negare le responsabilità dell’Occidente e della NATO nella crisi ucraina, e neanche sottovalutare il carattere reazionario e fascista dell’attuale governo di Kiev, e meno che mai significa affermare che i combattenti contro il Governo di Kiev siano dei fascisti.
Quello che abbiamo letto finora significa però tre cose, politicamente cruciali:
- è dimostrato (e, mi sembra, incontrovertibilmente) che fra quei combattenti ci sono anche dei fascisti, i quali – si noti bene – non sono clandestini né sono cacciati ma esibiscono apertamente le loro convinzioni reazionarie; anzi si teorizza lì apertamente il carattere politicamente “composito” di quell’armata (ricordate? “La nostra unità è integrata nella brigata Prizrak, che è ideologicamente molto eterogenea. Qui potete trovare nazionalisti, ultra-nazionalisti o comunisti, ma non c’è problema
…”, come ha dichiarato il francese “veterano dell’Afghanistan”;
- è del tutto evidente che quella guerra è sovradeterminata dalla Russia di Putin che, chiaramente, contribuisce sia all’armamento che alla strategia dei separatisti e – forse – determinerà anche l’esito del conflitto in base ai propri interessi, piuttosto che in base agli interessi di quei popoli.
- Dei marxisti, tanto più se si dicono comunisti, debbono seriamente riflettere anche sui motivi che spingono dei fascisti “europei” a combattere nel Donbass e – più in generale – a schierarsi sempre di più con la Russia di Putin.
Né si può dubitare che questi tre punti appena richiamati (a, b e c) siano evidentemente legatissimi fra loro. Su questo torneremo in conclusione di queste righe.
Perché nessuno possa dire “Non lo sapevo”
Torniamo invece ora alla nostra piccola, brutta, anzi miserabile, storia di “LCF”.
La documentazione fin qui richiamata (che peraltro è assai elementare: chiunque può trovare molto di più, cercando un po’ nella rete) è stata da me presentata alla redazione di “La Città Futura”, e poi inviata a tutti/e, assieme a link, con il titolo “Perché nessuno possa dire: non lo sapevo”, così come due mie lettere (del 7-1-15 e del 10-1-15). Aggiungo (ed è circostanza assai grave, oltre che assai significativa), che A.F. insistette sulla pubblicazione della famigerata intervista anche dopo questa documentazione.
Sul carattere leghista di molta solidarietà cfr. ad esempio il sito: http://www.lombardiarussia.org/
Non poteva mancare neanche il cattolicesimo più integralista in un sito dedicato all’arcangelo Michele che, prima di sostenere la guerra dei separatisti in Donbass, invoca il “capo della milizia celeste” (e protettore della Polizia) affinché “incateni nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per perdere le anime”, cfr.
http://www.arcsanmichele.com/index.php/dal-mondo/211-scenari-guerre/4421-testimonianza-oculare-dal-donbass
Naturalmente l’intervista non fu pubblicata (ci sarebbe mancato altro!), ma questo non poteva certo bastare: data la gravità politica dell’accaduto, decidevo di sospendere ogni mio rapporto fino a che non si fosse svolta un’approfondita discussione politica nella redazione e A.F. non avesse fatto una seria autocritica in merito all’irresponsabile avventurismo di cui egli aveva dato prova, prima proponendoci di pubblicare quell’intervista e poi insistendo ancora su tale proposta perfino dopo aver ricevuto la documentazione di cui sopra, cioè dopo aver saputo (ammesso che non lo avesse saputo fin dall’inizio) di che si trattava e a quali inquinamenti avrebbe esposto “LCF” e tutti/e noi.
In verità nessuna risposta, e nessuna solidarietà, mi venne dalla maggioranza della redazione di “LCF” (solo in forma personale da parte di alcuni compagni, che avrebbero poi pagato con la più totale emarginazione la loro scelta). Prevalse nei più una posizione opportunistica che definii polemicamente “ne-neismo”: “Né con Ibai Trebiño, né con Mordenti”. La redazione, naturalmente, non sentì il dovere di pubblicare le mie lettere e di informare i lettori di “LCF” della gravissima contraddizione emersa con uno dei fondatori (mi spiace molto dirlo, ma purtroppo è così) di quel giornale.
È doveroso altresì precisare che la stessa documentazione è stata da me presentata anche al coordinamento nazionale della ex mozione 3 del PRC, di cui facevo parte. Nessuna risposta, e nessuna solidarietà, neanche da parte di questi compagni.
Un secondo episodio ancora più grave del primo: l’intervista in ginocchio alla
“Banda Bassotti”
Passò qualche settimana, e il problema riemerse in tutta la sua gravità. “LCF” pubblicò infatti un’intervista alla “Banda Bassotti”, l’organizzazione che in Italia più di tutti si è spesa per solidarizzare con la guerra dei separatisti ucraini (credo che quell’intervista sia ancora leggibile nel sito de “LCF”).
Si trattava di un’“intervista in ginocchio”, cioè del tipo di quelle che i giornali della borghesia riservano ai potenti di cui sono servi; era solo un’occasione perché i membri della “Banda Bassotti” potessero esprimere le loro discutibilissime posizioni, senza che fosse posta loro nessuna domanda “vera”. Nell’intervista si lanciava una “carovana” di solidarietà al Donbass combattente e si invitava esplicitamente “LCF” a farsi tramite di queste posizioni presso i compagni e le compagne di Rifondazione comunista.
Scrissi allora alla redazione (il 9-2-15) la seguente lettera:
“Dunque, avete insistito: complimenti. Confesso che la gentilissima telefonata di sabato di P. mi aveva molto colpito. Poi ho letto l’intervista alla “Banda Bassotti”, un gruppo emarginato da molti compagni anche dall’area dell’autonomia per le sue posizioni in merito al conflitto in Ucraina. Ora LCF se ne fa megafono. Anzi, peggio, LCF si presta a che loro possano invitare, tramite suo, i compagni di Rifondazione a sostenerli. Roba da non credere.
Invece di ospitare Trebino che invitava direttamente all’arruolamento, ora ospitate la Banda Bassotti che invita indirettamente. Un passo in avanti.
Vi raccomando il centro dell’ipocrisia, che è nella domanda seguente:
“Cosa pensate delle strumentalizzazioni (sic!) dell’eterogeneità (sic!) della resistenza nel Donbass da parte di alcuni fascisti, cosiddetti “rossobruni” (sic! sic!), nel nostro paese che si sono affrettati a portare lì il loro “appoggio” e qui a cercare di accreditarsi come legittimi sostenitori? Anche lo scrittore, e compagno, Valerio Evangelisti, oltre a molti siti antifascisti italiani, ci hanno messo in guardia dal non confondere le cose e non far passare l’immagine (sic!) che la resistenza in Donbass sia ambigua o “inquinata”…”
La domanda vera, la domanda assolutamente DOVEROSA per dei comunisti era invece:
“Cosa pensate della presenza in quella lotta di fascisti, ampiamente dimostrata al di là di ogni dubbio (vedi intervista di Ibai Trebino ai fascisti ex-para francesi, vedi Arcangelo, etc.)?”
No, voi domandate cosa pensano …”delle strumentalizzazioni”, anzi – peggio – delle strumentalizzazioni da parte dei fascisti! Non chiamate insomma a rispondere sul FATTO (un fatto per dei comunisti di assoluta e inaggirabile gravità), bensì sull’interpretazione e la strumentalizzazione …da parte dei fascisti. Impagabile. Voi attribuite ai fascisti (che vi ostinate a chiamare “rosso-bruni”, come queste merde chiamano sé stessi, e come mai noi dovremo chiamarli, essendo costoro soltanto neri) un’interpretazione malevola; ma essi interpretano la loro presenza in quella guerra, ciò che voi – chissà perché? – continuate a nascondere ai compagni e ai lettori. Se non bastasse, indicate già nella domanda la risposta migliore (temevate forse che i “Bassotti” non sarebbero stati abbastanza abili?), scrivendo:
“..lo scrittore, e compagno, Valerio Evangelisti, oltre a molti siti antifascisti italiani , ci hanno messo in guardia dal non confondere le cose e non far passare l’immagine (sic!) che la resistenza in Donbass sia ambigua o ‘inquinata’…”
Insistete così sul fatto che la risposta alla vostra (falsa) domanda già c’è! “…Ci hanno messo in guardia”. E per di più tale messa in guardia viene dallo “scrittore e compagno” (doppia garanzia!) e viene da “molti siti antifascisti” (quali? quando? chi?). Excusatio non petita accusatio manifesta. Credo che adesso sia chiaro a tutti che facevo bene a chiedere un pronunciamento politico esplicito della Redazione e a non accontentarmi dell’opportunismo. Una posizione sbagliata (e pericolosa) se non affrontata e superata nel dibattito e nell’autocritica si ripresenta e continua a fare danni.
In realtà non si era trattato di un errore di imprudenza da parte di A.F. (come io avevo benevolmente e ingenuamente pensato) si tratta di una linea politica a cui lui non può in alcun modo rinunciare. Questa è la prova. Ed è la riprova di un’altra vecchia regola del movimento operaio, che l’opportunismo (che leggevo nella maggioranza “né..né” della Redazione) è sempre subalterno all’estremismo e all’avventurismo.
Superfluo dirvi che con tale Redazione io non c’entro più per nulla.”
Anche questa volta nessuna risposta da parte di nessuno.
* * *
Con questa lettera la mia storia con “LCF” poteva considerarsi conclusa, con un’ennesima bruciante sconfitta; quella vicenda sembrava confermare l’impossibilità di creare uno spazio politico dei comunisti fra l’opportunismo istituzionale e l’estremismo avventurista (dovendo essere i comunisti necessariamente contro entrambe queste degenerazioni speculari e complementari). Insomma la vicenda di “LCF” era un altro elemento della distruzione della presenza politica autonoma e organizzata dei comunisti in Italia.
Ma sono successe ancora due cose di cui mi sembra doveroso dare conto.
Può un giornale comunista usare un lessico fascistoide?
La prima cosa che mi ha costretto a riaprire lo sgradevolissimo Dossier è stata la pubblicazione su “LCF” di un articolo, a firma “Renato” in cui si usava il termine (di netto sapore fascistico[5]) “giudei” per designare gli ebrei. Scrissi allora (il 18-6-15) questa indignata lettera di protesta a “LCF”:
“Leggo solo ora, su segnalazione di una compagna giustamente indignata[6], un pezzo comparso su “La Città Futura” a maggio e intitolato “Il disinvolto uso politico del genocidio”, a firma “Renato” (e io mi voglio ancora rifiutare di credere che si tratti del compagno R.C.).
Leggo (con profondo disgusto) frasi del tipo: “genocidio dei giudei”, “massacro dei giudei e degli armeni”, “considerati non paragonabili a quelli dei giudei e degli armeni”, “vedere il genocidio dei giudei e degli armeni un unicum…”, “l’equiparazione del genocidio giudeo…” (sic! e qui zoppica anche la grammatica italiana “giudeo” non è un aggettivo). Si usa insomma, e ripetutamente!, per definire gli ebrei la parola “giudei”, una parola usata spregiativamente dai nazifascisti di ieri e di oggi, una parola che è dunque diventata offensiva e del tutto inutilizzabile da parte degli antifascisti; chiamare ”giudei” gli ebrei insomma è esattamente come usare in un articolo il termine “negro” o il termine “frocio”. Vergogna!
Non so se questo dipenda dalla frequentazione diretta di quelli che chiamate dei rosso-bruni (io li chiamo neo-nazisti) nel corso delle campagne al seguito della Banda Bassotti, che la parte egemone de “La Città Futura” continua irresponsabilmente a sostenere.
Vi faccio notare a questo proposito che l’ala bandabassottista de “La Città Futura” è rimasta quasi sola (insieme a forze più che sospette) su queste posizioni, dopo la netta rottura dell’editore Manes con la casa editrice “putinista” Zambon (e la dura critica dei lavoratori comunisti di quella casa editrice), dopo le cose che ha scritto Wu Ming I (in Cent’anni di Nordest, con ampia e aggiornata bibliografia e sitografia sul neo-nazismo collegato a Putin nel Donbass, che consiglio di leggere), e dopo le definitive messe a punto del nostro compagno di Rifondazione Saverio Ferrari, forse il massimo esperto italiano dei neo-fascismi, il quale denuncia anche la vergognosa connivenza di alcuni Gio.Co. di Milano con un neo-nazista dichiarato e pericoloso come David Rossi.
Chi non lo sapesse, e chi facesse finta di non saperlo, veda il sito curato dal compagno Ferrari, e precisamente:
http://www.osservatorionuovedestre.org/?p=1838
http://www.osservatorionuovedestre.org/?p=1946, e poi
E infatti nell’articolo che parla di “giudei” non poteva mancare una bella nota putinista, la nota n.8: “è però necessario evitare di supportare, come fa la a-sinistra italiana, la vera e propria crociata dei mass media occidentali volta a demonizzare la Russia…”.
Spicca, fra le altre scempiaggini, un attacco a papa Francesco “stoltamente esaltato da tanti cattolici della a-sinistra” (sic!), mentre, si spiega in nota, si tratta del… “capo politico della destra argentina oppositrice dei Kirchner” (sic!). Tralascio il resto dell’articolo, che è tutto su questa linea.
Questo sciocco e irresponsabile estremismo che esprimete, o a cui date spazio, è parte integrante della distruzione del PRC, non certo un’opposizione ad essa!
La maggioranza della redazione di “LCF” non è stata in grado – nonostante la mia protesta – di chiedere ed ottenere una sincera autocritica politica a chi (A. F.) ci aveva proposto di pubblicare un pezzo a firma dell’intervistatore di neo-nazisti Ibain Trebino; cos’altro deve succedere perché chiudiate una volta per tutte e con nettezza ogni rapporto con posizioni e con forze che sono i nemici giurati degli antifascisti e dei comunisti?”
Ulteriore documentazione sulla presenza dei fascisti: dall’ “Osservatorio sulle destre” di Saverio Ferrari
Questa fu anche l’occasione per inviare a qualche compagno, che mi aveva degnato di una risposta, ulteriore documentazione. Cito ancora da una mia lettera:
“(…) Le prove documentarie della presenza dei nazifascisti europei (e italiani: nazisti e leghisti) nel Dombass io le ho già fornite a suo tempo a tutti/e, sia alla redazione di “LCF” sia al coordinamento nazionale della mozione 3, e nessuno di voi potrà dire “Non lo sapevo!”. Io non sono affatto uso a gettare “monnezza sui compagni utilizzando antico modo di fare della sinistra comunista in Italia urlando al terrorista, al infiltrato, allo spione o peggio ancora al fascista” (come tu scrivi). Magari fosse così! Ti aggiungo – se proprio non la vuoi capire – due link, che ti pregherei di leggere (magari prima di parlare):
1) un’intervista al dichiarato fascista di “Forza Nuova” Palmeri, latitante per aggressione armata contro i nostri compagni (e ora insignito di cittadinanza onoraria laggiù); leggilo, è istruttivo: parla anche della Banda Bassotti che vi è cara:
http://www.vice.com/it/read/intervista-palmeri-donbass-ucraina-999
e 2) un’inchiesta svolta sul campo, in Donbass, da due giovani compagni free-lance che hanno vinto oggi il Premio Ivan Bonfanti (dedicato alla memoria di quel nostro caro compagno, un internazionalista vero):
http://www.associazioneivanbonfanti.org/wp-content/uploads/2015/05/Ribelli-padani-e-nonsolo.pdf. (…)”
* * *
Anche in questo caso mi permetto di chiedere a chi mi legge di accedere direttamente ai siti che cito. Ad esempio all’intervista con il neo-fascista latitante Andrea Palmeri di cui, qui di seguito, riporto ampi stralci:
http://www.vice.com/it/read/intervista-palmeri-donbass-ucraina-999
La guerra in Ucraina vista da un fascista italiano che combatte con i separatisti di Gregorio Romeo febbraio 13, 2015
(Andrea Palmeri (al centro in basso) con i separatisti filorussi del Donbass. Tutte le foto per gentile concessione di Palmeri)
(…)
Proprio in uno dei nuovi epicentri della guerra, la cittadina di Debaltseve, un volontario italiano sembra essersi unito agli scontri dalla parte dei ribelli filorussi.
Si tratta di Andrea Palmeri, 35enne di Lucca, ex gestore di un pub con un passato da capo ultras e un’appassionata militanza neofascista. In Italia, Palmeri ha collezionato alcune condanne penali per associazione a delinquere, minacce, lesioni, furto e – prima di partire per l’Ucraina nel luglio scorso – era un sorvegliato speciale.
Arrivato nel Donbass, il 35enne si è arruolato nella milizia popolare di Lugansk. Per la giustizia italiana è, tecnicamente, un evaso. Ma lui si considera un combattente al fianco del popolo insorto della Novorossija (Nuova Russia). Stando al resoconto di Palmeri, oltre a lui (e Gabriele Carugati, volontario filorusso di Varese, la cui storia è già stata raccontata da diverse testate), i foreign fighters italiani nel Donbass sarebbero in tutto nove o dieci.
Negli ultimi mesi, la vita di Andrea Palmeri è stata piuttosto concitata: si è convertito dal cattolicesimo alla fede ortodossa; è stato coinvolto negli scontri armati di Lugansk e Debaltseve; ha postato su Facebook status xenofobi e canzoni di Alessandro Mannarino. Tratteggiando, così, il tipico profilo del militante rossobruno.
(…)
VICE: Andrea, com’è la situazione sul campo di battaglia?
Andrea Palmeri: Sono stato sul fronte di Debaltseve per 13 giorni. Il nostro battaglione – che è fornito di tank e blindati – ha contribuito a confinare i militari ucraini in una sacca senza uscita. Abbiamo avuto due scontri contro i carri armati nemici, con feriti e tre caduti, ma siamo riusciti a svolgere al meglio il nostro lavoro, in sincronia con gli altri battaglioni. Gli ucraini sono ormai bloccati e, a parte la resa, non hanno logiche alternative.
In questa fase il nemico è anche il gelo: fare qualsiasi cosa con 20 gradi sotto zero è molto difficile. Ora dovrei essere ancora al fronte, ma dopo diversi giorni di febbre alta, un parziale congelamento ai piedi e una forte bronchite, ho dovuto necessariamente cedere al ricovero in ospedale.
Da poche ore si sono conclusi i colloqui di pace a Minsk e la tregua sancita dovrà essere verificata sul campo. Pensi che una soluzione diplomatica al conflitto si possa davvero trovare?
Sono scettico, qualsiasi tregua non durerà molto. Il mio parere conta poco, ma bisogna rendersi conto che qui c’è un popolo in lotta per la propria identità. A gennaio abbiamo ripreso duramente gli scontri per finire il lavoro iniziato, e non penso che il compromesso in discussione sia accettabile per nessuna delle parti.
Non escludo che a breve nuove province si ribelleranno alla giunta golpista. In generale, credo che la guerra proseguirà e da marzo sarà ancora più dura, estendendosi oltre il Donbass. Anzi, prego perché gli scontri non coinvolgano tutta l’Europa. Del resto, se gli Stati Uniti non interverranno, la nostra superiorità non potrà essere messa in discussione, soprattutto in quanto a motivazione. In futuro, chissà che questa Nuova Russia non arrivi fino a Odessa, è il sogno di tanti.
La popolazione, qui, sostiene l’esercito di liberazione e tutti i volontari stranieri – francesi, russi, serbi, spagnoli – venuti a combattere. La gente è con noi e, pur volendo la pace, in tanti approvano la nostra lotta.
Tu continuerai a combattere?
Per ristabilirmi del tutto dovrò stare fermo un mese o poco più, dunque per il futuro prossimo intendo dedicarmi a un progetto di solidarietà, raccogliendo fondi per una scuola e un orfanotrofio. Considerati i problemi che hai con la giustizia italiana, molti ritengono che tu sia fuggito da Lucca per evitare il carcere.
Sono scappato da una sorveglianza speciale e riceverò una condanna anche per essere evaso. In Italia ho un bel po’ di anni di carcere da scontare, anche per fatti del tutto inventati, dal momento che nel nostro paese la magistratura è politicizzata e pilotata.
A tempo debito, comunque, tornerò e pagherò il mio conto con la giustizia. Se sono arrivato fin qui è perché credo in questa lotta, sono un idealista e combatto dalla parte di un popolo che rivendica la propria identità. Credo, inoltre, che ognuno debba dare il proprio contributo per impedire il massacro di civili perpetuato dai golpisti e fermare l’imperialismo americano.
Il fronte dei ribelli filorussi è sostenuto, direttamente e indirettamente, anche da molte fazioni di estrema sinistra. La “carovana antifascista” organizzata dal gruppo musicale Banda Bassotti ne è un esempio. Tu come concili la tua fede politica di estrema destra con tutto questo ?
Per me comunismo e fascismo sono ormai definizioni vecchie. Il vero nemico, per tutti, è l’imperialismo degli Stati Uniti. Riguardo la Banda Bassotti, penso che chiunque appoggi la causa della Nuova Russia non vada combattuto.
In ogni caso, la loro idea di comunismo è molto diversa da quella dei comunisti russi. Per questo motivo non ho problemi a stare dalla loro stessa parte nel Donbass, mentre in Italia non lo farei mai. Qui l’omosessualismo, il sostegno alle droghe libere o i temi antireligiosi non sono ammessi, per fortuna.
Se dovessi tornare in Italia oggi, avresti un gruppo o una figura politica a cui fare riferimento?
La situazione politica italiana è deprimente. C’è una classe dirigente pessima e corrotta che non fa gli interessi dei cittadini, ma dei banchieri d’oltreoceano. Dovremmo uscire dall’Unione Europea, o quantomeno dall’euro, e rinegoziare diversi trattati.
Abbiamo un problema enorme come quello dei flussi migratori e l’Europa ci affossa. Praticamente tutti i politici italiani sono asserviti al solito padrone. Tranne, forse, Matteo Salvini, se è davvero sincero quando conduce le sue battaglie. Secondo me, in ogni caso, l’ultimo vero politico italiano degno di rispetto è stato uno: Bettino Craxi.”
Soprattutto sono (come sempre) di straordinaria importanza i contributi che provengono da Saverio Ferrari, che è certamente il massimo e più affidabile esperto italiano di neo-fascismi e che anche recentemente, proprio a causa di questa sua preziosa attività, è stato fatto oggetto di gravi minacce da parte dei fascisti.
Nei due articoli comparsi nel sito “Osservatorio nuove destre” egli denuncia la presenza, fra i sostenitori della guerra anti-governativa in Donbass, di personaggi più che sospetti “da evitare”:
(I)
http://www.osservatorionuovedestre.org/?p=1838
AVVISO AI NAVIGANTI – UN PERSONAGGIO DA EVITARE
by editor | apr 14, 2015 |
Davide Rossi, professione non conosciuta, ai vertici di un microscopico sindacato della scuola, il Sisa, con uno strano simbolo (visibile nelle foto), assai simile a quello di Alba dorata, è ultimamente attivissimo. Lo abbiamo visto a Milano presente a diverse iniziative in particolare a sfondo internazionalista (a favore della Corea del Nord, del Venezuela e del Donbass). Peccato che coltivi pervicacemente e sistematicamente frequentazioni non raccomandabili, come quella con Millennium, Partito Comunitarista Europeo. Un’organizzazione che, come dice il suo stesso manifesto programmatico, «si identifica nel ruolo del partito rivoluzionario europeo, impegnato nella liberazione dell’Europa dal giogo unipolare e nell’edificazione di un paradigma culturale europeo. All’entropia incipiente, Millennium contrappone le leggi risorte della Giustizia, della Tradizione e della Comunità». Millennium è in poche parole un’organizzazione fiancheggiatrice della rivista Eurasia diretta da Claudio Mutti, una delle figure più rappresentative del neonazismo italiano. Il 17 gennaio 2014 Millennium promosse, tra l’altro, all’Università Statale di Milano un convegno dal titolo “Il mondo verso un futuro multipolare”, unitamente al Gruppo Alpha (la costola universitaria dei neonazisti di Lealtà azione). Il convegno, contestato dagli studenti antifascisti, venne poi spostato al Politecnico, dove il rettore alla fine lo bloccò venuto a conoscenza della vera natura degli organizzatori.
Davide Rossi è comparso ed è stato anche fotografato in diverse occasioni a fianco di uno dei leader di Millennium, Orazio Maria Gnerre: un fuoruscito da Stato e Potenza, altra realtà “rossobruna” per eccellenza, ammiratore di Aleksandr Gel’evič Dugin, pensatore di estrema destra russo, fondatore del partito Fronte nazionale bolscevico-Partito Eurasia. Dugin unisce in un calderone misticonazionalistico l’elogio dello stalinismo alle teorie di Evola. Da qui i rapporti con Claudio Mutti, che dopo essersi convertito all’Islam, ha assunto il nome di Omar Amin, in onore del suo mentore, l’ex ufficiale delle SS, nonché criminale di guerra, Johann von Leers, che riparato dopo la guerra in Egitto, si ribattezzò appunto in arabo Omar Amin.
Ultimamente Davide Rossi ha cercato di cancellare dalla propria pagina di Facebook le amicizie più imbarazzanti, dimenticandosene però alcune, guarda caso proprio con la rivista Eurasia. Ovviamente il tutto tra saluti a pugno chiuso, espressioni di sinistra, il sostegno a cause nobili e rivoluzionarie.
Per noi la discriminate antifascista viene prima di tutto. Questa la ragione della nostra segnalazione
(II)
http://www.osservatorionuovedestre.org/?p=1946,
QUANDO LA TOPPA È PEGGIO DEL BUCO ANCORA SU DAVIDE ROSSI
by editor | mag 8, 2015 |
Data la divulgazione in rete e su pagine di facebook di alcune prese di posizione a difesa di Davide Rossi attestanti la sua genuina fede antifascista, ci limitiamo a riassumere alcuni fatti. Davide Rossi:
– intrattiene una collaborazione costante con l’organizzazione rosso-bruna di Orazio Maria Gnerre e Andrea Virga Millennium-Partito Comunitarista Europeo. Millennium è un’organizzazione fiancheggiatrice della rivista Eurasia diretta da Claudio Mutti, una delle figure più rappresentative del neonazismo italiano. Proprio in questi giorni è apparso un articolo del suddetto Andrea Virga (andreavirga.blogspost, 5 maggio 2015) dal titolo “La purulenta piaga dell’antifascismo militante”, di cui citiamo una frase: “Gli antifascisti militanti insistono per comportarsi come cani rabbiosi, ed è inevitabile che prima o poi vengano trattati come tali, e allontanati a calci dalla comunità”. Diverse sono state le collaborazioni di Davide Rossi al sito Millennium.org relative all’anno 2014. Il 16 marzo, suo l’intervento dal titolo “Cina: per la pace senza atteggiamenti imperialisti”. Per capire in che contesto è pubblicato: nello stesso numero troviamo “Globalizzazione contro multipolarità”, intervista a Claudio Mutti, e un articolo di Alexander Dugin, “La prossima guerra come concetto”. Sullo stesso sito, in data 28 marzo 2014, Davide Rossi pubblica “Obama, l’uomo della paura”; e nello stesso numero incomincia il resoconto di Luca Pintaudi (Millennium-ULD) sulla delegazione rossonera inviata nel Donbass. Un altro articolo di Davide Rossi, ancora sui rapporti fra Obama e Cuba, compare con la data del 5 aprile 2014.
Oltre a questo Davide Rossi:
- l’11 aprile 2014, all’Università Cattolica di Milano, ha promosso unitamente a Millennium, il
SISA (Sindacato Italiano Scuola Ambiente) e l’associazione studentesca ULD, un’assemblea su “Scuola, università, ricerca: contro l’Europa liberale e liberista che crea precariato, per l’Europa dei Popoli”, con interventi dello stesso Davide Rossi (Segretario generale del SISA), di Orazio Maria Gnerre, Giuseppe Carlino (Millennium) e Luca Pintaudi (ULD).
- il 30 aprile 2014, presso la Reggia Borbonica a Castellammare di Stabia, ha organizzato il convegno “Sud e Nord. Tra contraddizioni e disuguaglianze”, insieme a Millennium, il SISA (Sindacato Indipendente Scuola Ambiente), l’ISPEC (Istituto di Storia del Pensiero Contemporaneo di Locarno), il Centro Studi Anna Seghers, e dall’ULD di Luca Pintaudi (Unità Lotta Democrazia, un’associazione storica degli studenti di sinistra dell’Università Cattolica di Milano, ma che ora gravita nell’orbita comunitarista). Davide Rossi vi è intervenuto assieme a Orazio Maria Gnerre e Andrea Virga.
- il 4 maggio 2014 è intervenuto a Benevento al seminario sulla Storia del movimento operaio italiano organizzato da Millennium, insieme a Andrea Virga.
- il 13 maggio 2014 è stato fotografato in piazza Cairoli a Milano in occasione di una manifestazione di solidarietà al Donbass (accanto alla bandiera tricolore con la stella rossa) a fianco di Orazio Maria Gnerre.
Questi i dati incontrovertibili . Il resto sono solo parole. Il fatto poi che si è pensato di mobilitare a sua difesa alcuni amici di Diego Fusaro, impegnato in questi mesi accanto a notissimi fascisti (tra gli altri, l’ex segretario regionale di Forza nuova Marco Mantovani) ad animare alcune associazioni fiancheggiatrici il partito di Matteo Salvini (Patriae e Il Talebano), suona come ulteriore conferma di quanto denunciato.
Ribadiamo, come minimo, Davide Rossi è un personaggio da evitare.
8 maggio 2015 ps.nella foto Rossi al convegno di Millenium a Benevento con Virga”
Naturalmente, dalla redazione di LCF non ricevetti nessuna lettera di scuse neanche per il disgustoso uso del frasario fascista a proposito degli ebrei, ma anzi una grottesca lettera di scomunica a firma “La redazione” (anche se molti membri della redazione negano tuttora di saperne nulla).
Una Costituzione tutta Chiesa (ortodossa)-patria-famiglia, e pena di morte: le donne a casa e i “perversi” gay in galera
La seconda circostanza è stata la lettura di un documentatissimo articolo di Cristina Carpinelli, sul periodico storico del femminismo italiano “Noi Donne”.
Anche in questo caso ci sembra utile riportare per intero questo importante saggio: http://www.noidonne.org/articolo.php?ID=05102
Neo-Repubbliche del Donbass
Dio, patria e famiglia: i valori della Grande Russia
Ucraina: il Donbass e il ripiegamento nostalgico su un lontano passato patriarcale e confessionale
Cristina Carpinelli
Mentre ancora in Ucraina il conflitto tra il governo di Kiev e i ribelli filo-russi dell’Est del paese sembra non avere tregua, nella regione russofona del Donbass, dove si collocano le due autoproclamatesi Repubbliche popolari di Donec’k e Lugansk, è in corso un’operazione di consolidamento del potere, entro cui la nuova dirigenza sta esplicitamente tracciando la futura ideologia dominante incardinata su patriottismo, fede, ortodossia e tradizionalismo.
Il 14 maggio 2014 la Repubblica popolare di Donec’k ha adottato una Costituzione, la cui essenza sta nel suo preambolo: “…Creazione di uno Stato sovrano indipendente, mirato a ripristinare lo spazio culturale e di civiltà unitario del Mondo Russo, sulla base dei suoi valori religiosi, sociali, culturali e morali tradizionali, con la prospettiva di diventare una parte della ‘Grande Russia’…”. Il richiamo allo “Russkij Mir” (Mondo Russo) è una costante del testo costituzionale: “Sentirsi parte integrante del ‘Mondo Russo’ come civilizzazione russa”. (…) “Pensare all’indivisibilità del destino dell’intero ‘Mondo Russo’ ed essere ancora disposti a rimanere partecipi di questo destino”. (…) “Restare ancorati ai valori e agli ideali del ‘Mondo Russo’ e onorare la memoria dei suoi antenati”, ecc.
La Costituzione assegna alla Chiesa ortodossa russa (patriarcato di Mosca) il ruolo di colonna portante della neo-Repubblica: “L’esperienza e il ruolo storico dell’Ortodossia e della Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca) vengono da noi riconosciuti e rispettati, tra le altre cose, anche come colonne sistemiche del Mondo Russo”. L’articolo 21 autorizza la “Repubblica”, senza porre limiti, a proteggere i cittadini dalle sette religiose mettendole fuori legge, ma senza definire in alcun modo tali sette e aprendo così la strada alla persecuzione di qualsiasi religione non gradita alla Chiesa Ortodossa Russa.
Nel loro progetto di costruzione del “Mondo Russo”, gli estensori della Costituzione hanno anche deciso di rafforzare la famiglia tradizionale: Articolo 4.3. “Lo Stato sostiene la famiglia tradizionale come unione tra un uomo e una donna registrata secondo le modalità previste dalla legge”. In più, l’articolo 31.3 vieta ogni possibile forma di unione “perversa” tra persone dello stesso sesso, che sarà perseguita per legge. L’articolo 9.2 dichiara che la fede ortodossa professata dalla Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca) è la religione di Stato. Gli articoli 3 e 12.2 sanciscono il diritto alla vita fin dal momento del concepimento, implicando in tale modo il divieto all’aborto. La Repubblica di Donec’k si è pure dotata di un Codice penale (17 agosto 2014), nel quale è introdotta la pena di morte per i crimini più gravi, tra cui sono inclusi quelli per tradimento, saccheggio e spionaggio.
L’altra Repubblica popolare del Donbass, quella di Lugansk, è salita recentemente all’onore delle cronache per aver organizzato un “tribunale popolare”, che ha sentenziato esemplari condanne per due casi di stupro (nella sala del tribunale erano presenti più di 300 persone. Per un caso è stata decisa la fucilazione, per l’altro l’invio del colpevole sul fronte a “espiare il crimine con il sangue” – non si è poi proceduto materialmente all’esecuzione delle pene), e per le dichiarazioni ultrareazionarie sul ruolo delle donne nella società rilasciate dal comandante della brigata meccanizzata “Prizrak”, Aleksej Mozgovoj, nel corso di un’intervista al giornale “Novaja Gazeta” (1). Per quanto riguarda il “tribunale popolare”, il comandante ha affermato che “è solo il primo della serie. Era una prova. Dovevamo capire come la società avrebbe reagito a tutto ciò, come la gente si sarebbe comportata durante il processo. [Ora è necessario] dare vita a qualcosa di analogo a questo tribunale, a cui tutti si abituino permanentemente”. Egli ha, inoltre, sottolineato la validità di un processo “popolare” (con un sistema di voto diretto – per alzata di mano – che affermi la volontà della maggioranza) senza diritto di difesa per gli accusati, e ha aggiunto che questa forma di giustizia, “la vorrebbero tutti nel mondo. In realtà, tutti vogliono la giustizia. Ma la giustizia è crudele, non deve essere fatta di fiocchetti rosa”. Mozgovoj ha, poi, espresso il suo punto di vista sulle donne e ha minacciato di arrestare tutte quelle che frequenteranno un’osteria o un bar: “Tutte queste giovani donne, che dovrebbero fare nascere i bambini di cui abbiamo bisogno per evitare una crisi demografica, cuocere al forno pirozhki e fare punto croce, invece di occuparsi di questo non fanno altro che distruggere il proprio organismo. D’altronde, perché mai ai vecchi tempi alle donne era proibito sedersi al tavolo? Perché una donna era innanzitutto una madre. Ma che madre potrebbe mai essere se rovina il suo organismo con l’alcool, e ai tempi d’oggi addirittura con le droghe?”.
Le scelte operate dalle nuove autorità delle neo-Repubbliche del Donbass rappresentano un autentico manifesto contro il modello occidentale di società, in particolare nel campo della tutela della famiglia tradizionale e, più in generale, della salvaguardia del sistema valoriale della civiltà dello “Russkij Mir”. Chiara è la sfida lanciata dalle due Repubbliche al mondo occidentale per la sua deriva relativista, nichilista, omosessualista, laicista. Esse intendono contrapporre a questa deriva un’alternativa di stampo assolutista, sessualmente tradizionale, omofobica, che affonda nella melma del passato, alla cui base vi è un nazionalismo mistico-ortodosso. Come afferma il politologo russo Oleg Bondarenko, l’ideologia del Donbass si basa sulla riedificazione della ‘Grande Russia’ con “il ritorno alle radici, la rinascita dello spirito nazionale, la ricostruzione di uno spazio storico. La riunificazione dei territori abitati dai russi, cui farà seguito la riunificazione dello spirito. Ma quale spirito può offrire al mondo la Russia di oggi? Uno spirito conservatore: la famiglia, la fede, la tradizione. La libertà di avere più di due figli e di andare in chiesa la domenica. La libertà di educare i figli nello spirito della cultura nazionale e di celebrare feste nostre, non straniere. È per questo che è insorta l’Ucraina orientale. Questi valori oggi sono minacciati non solo in Ucraina, ma in tutta l’Europa” (2).
Il 24 maggio 2014, insieme con la Repubblica Popolare di Lugansk, l’autoproclamata Repubblica Popolare di Donec’k ha dato vita allo Stato Federale della Nuova Russia (Novorossija), che comprende tra le altre le regioni di Char’kov, Dnepropetrovsk e Odessa. Questo Stato Federale della Nuova Russia, il cui nome esatto è “Unione delle Repubbliche Popolari di Novorossija” è, per il momento, un’entità astratta. Non ha un profilo politico, che potrà essere definito solo quando saranno chiari i suoi confini territoriali. A tutt’oggi, la Novorossija, la cui capitale è Donec’k, si caratterizza per avere cultura e lingua russa, per la presenza di un’Assemblea interparlamentare composta di 30 deputati per ciascuna Repubblica e di un presidente. Quest’ultimo è attualmente Valerij Kaurov, nato a Odessa nel 1956. Arrestato più volte, negli anni, per atti di teppismo, vandalismo e corruzione. Il suo motto è: “Per la Fede, il Popolo, la Patria!”.
Lo Stato Federale della Novorossija ha come punto di riferimento la grande civiltà russa, poiché come afferma Igor’ Druz (braccio destro dell’ex-comandante in capo della Repubblica popolare di Donec’k, Igor’ Strelkov) questa “difende alcuni valori fondamentali, non solo di carattere religioso, ma anche valori che riguardano i rapporti tra le persone. Per esempio, la condanna della perversione nei rapporti tra sessi diversi e gli stessi sessi che attualmente si sta diffondendo nel mondo. […] La Russia difende la conservazione di alcune convinzioni fondamentali che hanno sempre caratterizzato la cristianità, ma lo fa dal punto di vista dell’uomo russo. Si tratta, quindi, di una vera e propria visione del mondo, una visione del mondo ambiziosa, sulla base della quale è possibile affermare che la Russia è uno Stato universale. […] La Russia è un pilone della cristianità e un difensore dell’istituto della famiglia a livello globale. E la Novorossija, dove la Cristianità ortodossa è diventata religione di Stato, lo è al quadrato. […] (3).
Fonti:
- Zinaida Burskaja, “Sami sebegosudarstvo”, Novaja Gazeta, 17 novembre 2014
- Oleg Bondarenko, “Ideologija ‘russkojvesny’”, Izvestija, online, 11/4/2014. Traduzione italiana sul n. 1047 del settimanale L’Internazionale – aprile 2014, disponibile online. (3) FOCUS UCRAINA/“L’‘antifascismo’ neofascista della Novorossiya”, Crisi Globale, online, 30 settembre 2014.
Nota
È disponibile on line un’intervista al comandante Mozgovoj[7], che vale la pena ascoltare: Interview with Economist and The Nation. Militia Commander Mozgovoy. English Subtitles (https://www.youtube.com/watch?v=Uu2qhd-mEzE).
Dunque riassumendo: patriottismo, fede, ortodossia e tradizionalismo; “…Creazione di uno Stato sovrano indipendente, mirato a ripristinare lo spazio culturale e di civiltà unitario del Mondo Russo, sulla base dei suoi valori religiosi, sociali, culturali e morali tradizionali, con la prospettiva di diventare una parte della ‘Grande Russia’…”; “Sentirsi parte integrante del ‘Mondo Russo’ come civilizzazione russa”. (…)
“Restare ancorati ai valori e agli ideali del ‘Mondo Russo’ e onorare la memoria dei suoi antenati”; Chiesa ortodossa russa (patriarcato di Mosca) come religione di Stato e colonna portante della neo-Repubblica; “sette religiose” fuori legge, ma senza definire in alcun modo tali sette e aprendo così la strada alla persecuzione di qualsiasi religione non gradita alla Chiesa Ortodossa Russa (alla faccia della libertà religiosa!); “Lo Stato sostiene la famiglia tradizionale come unione tra un uomo e una donna registrata secondo le modalità previste dalla legge” e vieta ogni possibile forma di unione “perversa” tra persone dello stesso sesso[8], che sarà perseguita per legge; “diritto alla vita” fin dal momento del concepimento, implicando in tale modo il divieto all’aborto; pena di morte; e – dulcis in fundo – una feroce misoginia: tutte le donne che frequenteranno un’osteria o un bar in galera: “Tutte queste giovani donne, che dovrebbero fare nascere i bambini di cui abbiamo bisogno per evitare una crisi demografica, cuocere al forno pirozhki e fare punto croce, invece di occuparsi di questo non fanno altro che distruggere il proprio organismo. D’altronde, perché mai ai vecchi tempi alle donne era proibito sedersi al tavolo? Perché una donna era innanzitutto una madre. Ma che madre potrebbe mai essere se rovina il suo organismo con l’alcool, e ai tempi d’oggi addirittura con le droghe?”. Può bastare, compagni e – soprattutto – compagne?
La strategia di Putin e il suo fascino indubbio (per i neo-fascisti)
Qui il discorso si dovrebbe fare più complesso e tale da esulare i limiti di queste pagine (che – lo ricordo – sono dedicate esclusivamente a chiarire i termini della contraddizione antagonista emersa fra il sottoscritto e l’attuale maggioranza della redazione di “LCF”).
Dovrebbero entrare infatti qui in gioco una serie di considerazioni svolte egregiamente da Wu Ming I (nel citato volume Cent’anni di Nord est) su perché mai Putin sia diventato il nuovo faro della destra europea, lo zar[9] in grado di difendere l’Europa bianca e cristiana dall’imperialismo degli USA, del capitale finanziario, dei protestanti (e, naturalmente, degli ebrei, anzi dei giudei come scriverebbe “Renato” su “LCF”). È su questa base, teorizzata dall’ideologo di Putin Aleksandr Dugin[10], che si spiegano i finanziamenti alla Le Pen[11] (9 milioni e mezzo di dollari) e molto probabilmente anche ai neofascisti italiani i quali sembrano ora essersi tutti unificati nella prospettiva putiniana, dai neonazisti alla Lega di Salvini passando per l’intera galassia della destra eversiva. Questa linea (resa esplicita da Salvini ma ben presente nel ventre oscuro fascista del Paese) spiega che la colpa della crisi non è del capitalismo e dell’imperialismo ma è …dell’euro, e tutt’al più delle banche; sostiene che tutti i problemi nascono dall’abbandono della “identità nazionale”, a cominciare dalla religione (e dai …presepi); considera per questo il principale nemico non il padrone ma i migranti, i quali “inquinano” sangue e tradizioni e tolgono lavoro agli italiani, e così via delirando e fascisteggiando.
Putin offre oggi a questo delirio un robusto aggancio internazionale (e a quanto sembra anche un po’ di soldi): si propone infatti come complessivo oppositore degli USA e dell’imperialismo (naturalmente dei Ceceni non parla…), ma anche come garante del carattere cristiano e “bianco” dell’Europa e delle sue tradizioni, come nemico giurato dell’immoralità laica che il capitalismo reca con sé, prime fra tutte la liberazione della donna e l’omosessualità (colpevole quest’ultima anche di non dare “figli alla Patria”). Ha detto Putin: “Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane, che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partner dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana”[12].
Questa linea, questa narrazione proposta dal neo-fascismo italiano filo-Putin non è affatto da sottovalutare perché – come hanno sempre fatto tutti i fascismi, a cominciare da Mussolini e da Hitler – essa recupera demagogicamente, stravolgendone il senso, anche alcune posizioni del movimento operaio (in questo caso, ad esempio, l’opposizione alla dittatura della finanza e dell’euro); anzi ritengo che noi comunisti ci troveremo di fronte queste posizioni (come già di fatto ce le troviamo, anche se non ce ne siamo ancora accorti) che rappresentano la proposta forte avanzata dalla destra alle masse nella fase della crisi del capitalismo finanziario e dell’Europa socialdemocratica. Guai dunque abbassare la guardia, magari in nome di un preteso comune “antimperialismo”: è solo una truffa, non c’è per i comunisti nessun antimperialismo senza antifascismo e senza antirazzismo.
Il “campismo” senza più il “campo”, ovvero il massimo dell’imbecillità
Ripeto: non si tratta affatto di sottovalutare le responsabilità dell’Occidente e della
NATO e tantomeno di schierarsi con i golpisti nazi-fascisti che sono al governo a Kiev. Il fatto è che come si manifesta lì una contraddizione inter-imperialista (quella fra l’Occidente a guida americana e la Russia di Putin) così si debbono saper leggere lì anche aspetti di una contraddizione inter-fascista, cioè che ci siano nazi-fascisti da una parte ma anche nazi-fascisti dall’altra.
Quale è dunque l’errore dei nostri putiniani di complemento, un errore davvero imperdonabile per chi si vorrebbe dire comunista?
Potremmo riassumerlo così: il loro errore consiste nell’applicare meccanicamente lo schema della II guerra mondiale quando invece la guerra in atto13 somiglia semmai alla I guerra mondiale. Intendo dire che oggi non esiste uno Stato proletario alla testa di una alleanza antifascista di popoli e di Stati contro il disegno di Hitler di dominare il mondo. Oggi esiste invece un pulviscolo di guerre, provocate più o meno direttamente dagli interessi delle grandi potenze, e anzitutto dalla superpotenza americana e dalla NATO; e queste guerre (talvolta anche subìte dalle stesse grandi potenze che le hanno innescate!) sono intrecciate con gli interessi più svariati, da quelli geo-politici fino al petrolio e al gas, dalla vendita di armi fino ai conflitti religiosi, dalla volontà di impedire il dissenso interno fino al razzismo, e così via. Si pensi all’ISIS, alla Siria, alla Libia, all’Iraq, all’Afganistan, alla Palestina, allo Yemen, al Darfour, ma anche al Kossovo, al Kurdistan, alla Cecenia, e naturalmente si pensi all’Ucraina (ma certo mancano molte cose e molte tragedie a quest’elenco casuale[13]). Non si può dunque più applicare in alcun modo lo schema infantile del “tifo” per “i nostri” (chi sono “i nostri”?) e meno che mai si può usare lo schemino per cui “il nemico del mio nemico è il mio amico”: l’ISIS è contro l’Occidente15 ma i comunisti non stanno certo con l’ISIS, Erdogan è contro la Siria, ma i comunisti non stanno certo con lui, che gronda sangue kurdo (e non solo), e così via. Così anche Putin si oppone (talvolta, non sempre) agli USA, ma non per questo è il nuovo zar dei comunisti. I comunisti stanno anzitutto con i popoli e contro la guerra.
Torna dunque di stretta attualità – anzi è assolutamente imprescindibile per chiunque voglia capire qualcosa della guerra – la categoria comunista e leninista delle “contraddizioni interimperialiste”, e appoggiare oggi una potenza in lotta contro un’altra sarebbe come se il movimento operaio nel 1914 avesse appoggiato il kaiser Guglielmo e l’imperatore d’Austria contro la Francia e l’Inghilterra, o viceversa16.
Si chiamava “campismo” una posizione (un tempo assai diffusa) che anteponeva agli interessi del movimento operaio del proprio Paese quelli del cosiddetto “campo socialista”, cioè in sostanza dell’URSS; anche quella posizione era discutibile e si rivelò sbagliata, giacché gli interessi del movimento operaio non sempre collimavano con quelli dell’URSS. Ma oggi praticare il “campismo” senza che esista più nessun “campo” statuale socialista è veramente il massimo dell’imbecillità.
Saranno i popoli, e in Ucraina il popolo ucraino, a decidere i modi migliori per combattere il fascismo nel loro Paese e le politiche imperialiste che li attaccano, e non spetta certo a noi, comunisti italiani ed europei, dare loro consigli di tattica (come peraltro non spetta a noi neanche mandare loro dei combattenti).
Quello che spetta a noi, il nostro dovere di internazionalisti, è combattere l’imperialismo nel nostro Paese e – per quanto riguarda la guerra – recuperare fino in fondo la gloriosa tradizione dei comunisti a fronte delle guerre inter-imperialiste: “Non un soldo, non una sola vita umana per le guerre del capitale!”.
Roma, Dicembre 2015-gennaio 2016 Raul Mordenti
- In realtà (ma io lo seppi solo dopo) quell’intervista era solo una versione “purgata”, cioè leggermente edulcorata per renderla più accettabile, dell’intervista a firma Ibai Trebiño già pubblicata nel sito della “Banda Bassotti” il 24 novembre 2014; e ciò nonostante che “LCF” si fosse data come regola di non pubblicare mai materiale già uscito altrove. Che quell’intervista fosse già uscita altrove noi non lo sapevamo, ma A.F. lo sapeva bene. ↑
- Reportaje Original de Ibai Trebiño para Argia/Fotografías: Lur Gil/Ibai Trebiño Traducción del Euskera de Nahia Sanzo, Publicado por @nsanzo ⋅ noviembre 11, 2014 . ↑
- Qualcuno ricorda lo slogan dei fascisti di Casa Pound: “Né rossi né neri, ma liberi pensieri”? Poi quegli stessi aggredirono, armati di mazze, gli studenti a piazza Navona: ma questo è un altro discorso. Basti a dire che per noi “c’è problema”, eccome, a mescolarsi coi fascisti (pardon: con gli “ultranazionalisti”).↑
- Si veda anche come Fabio Polese ne dà benevola notizia su “Il Giornale” di martedì 22/09/2015: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/italiano-nel-donbass-combatto-senza-armi-aiutare-i-filorussi- ↑
- Per essere precisi l’uso del termine “giudei” richiama il rivoltante antisemitismo di matrice religiosa, oggi proprio di certe posizioni della estrema destra integralista cristiana. ↑
- La compagna in questione, una comunista iscritta da sempre al PRC, mi disse che le si erano rizzati i peli delle braccia leggendo quel lessico di sapore fascistico. ↑
- Il 23 maggio 2015, Alexej Mozgovoj è stato ucciso in una imboscata, all’uscita da Mikhaylovka lungo la strada che da Lugansk conduce a Alchevsk. Anche in Italia numerosi sostenitori del separatismo in Donbass lo hanno celebrato (si veda anche per questo il web). Restano alquanto oscuri gli autori dell’attentato dato che esso non è accaduto in prima linea e che gli assassini conoscevano sicuramente chi e quando sarebbe passato da quel posto. ↑
- Questo – come si è visto sopra – sembra essere il fattore decisivo che convince all’arruolamento con i separatisti del Donbass il neofascista italiano (nostalgico anche di Craxi). ↑
- Cfr. il bel saggio di V. Renzi, Fascists love Putin, in “Nuova rivista letteraria”, n.s., n.2 (novembre 2015), pp.43-47. ↑
- M. Dolcetta, Intervista a Alecsandr Dugin, L’ideologo vicino al Cremlino spiega la strategia in favore di Damasco. “Sfidiamo gli Usa per la supremazia mondiale!, in “Il Fatto”, 2-10-15, p.15. ↑
- Non si possono purtroppo dimenticare gli inviti a schierarsi con Le Pen che vennero da un intellettuale italiano della nostra estrema sinistra antimperialista e anticapitalista (ma che, almeno, si dichiarava non più comunista). ↑
- È un intervento dell’ottobre 2013 sulla storia del ’900, citato in V. Renzi, op. cit., p.46. 13 La III guerra mondiale che – attesta papa Francesco – è già cominciata. ↑
- Si dovrebbe anche aggiungere, anche se sembriamo essercene dimenticati, l’attacco mai concluso contro Cuba (il criminale bloqueo nordamericano) e quello che sembra prepararsi (complice la Colombia) contro il Venezuela chavista. 15 Che però (si veda la visita di Mc Cain al Califfo) lo ha armato, lo arma e lo finanzia quotidianamente con un flusso di armi vs petrolio, sia direttamente che indirettamente attraverso il fedele alleato dell’Occidente che è l’Arabia Saudita. 16 Naturalmente ci fu chi lo fece (la socialdemocrazia tedesca appoggiò il suo kaiser e il socialista Mussolini – coi soldi della massoneria francese – appoggiò Francia e Inghilterra) ma appunto queste scelte sono consegnate alla storia delle infamie del movimento operaio, e Lenin aveva completamente ragione contro di loro. ↑
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