Ancora sul caso Rauti-De Pasquale. Una toppa peggiore del buco
Dispiace dover dissentire da chi si accontenta della decisione di Draghi di esautorare il dott. De Pasquale (nominato direttore dell’Archivio di Stato) almeno dalla gestione dei documenti relativi alla “strategia della tensione” e alle stragi, e di sostituirlo in questa responsabilità con il Segretario generale della Presidenza del Consiglio.
Certo, questa è una vittoria di chi si è indignato per l’apologia di Pino Rauti svolta dal De Pasquale quando accolse in qualità di Direttore della Biblioteca Nazionale di Roma l’archivio del fondatore di “Ordine Nuovo”, e soprattutto è una vittoria delle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi fasciste e di tutti coloro che hanno protestato quando lo stesso De Pasquale è stato incredibilmente chiamato da Franceschini a dirigere l’Archivio di Stato: mentre scrivo, un appello on line per la rimozione da quella carica di De Pasquale ha superato le 20.000 firme, una cifra davvero enorme che cresce di ora in ora, e credo che in nessun paese del mondo si sia mai verificata una simile mobilitazione a difendere un Archivio dello Stato.
Ora la decisione di Draghi sancisce ufficialmente che chi protestava aveva ragione, cioè che il personaggio nominato a tanta responsabilità evidentemente non garantiva l’affidabilità richiesta per quell’incarico. In un paese “normale”, di fronte all’ampiezza delle proteste e a una tale decisione del Presidente del Consiglio, esisterebbe l’istituto delle dimissioni, per ragioni di dignità; se non si vuole dare ragione a Franco Battiato il quale cantava: “Povera patria / Schiacciata dagli abusi del potere / Di gente infame, che non sa cos’è il pudore / Si credono potenti e gli va bene quello che fanno / E tutto gli appartiene.”
Ma il dignitoso istituto delle dimissioni dovrebbe riguardare in primo luogo il Ministro Franceschini: è interamente ed esclusivamente sua la responsabilità politica di questa vicenda.
Si impongono dunque una serie di domande che la decisione di Draghi lascia del tutto irrisolte: cosa ha spinto Franceschini a promuovere all’Archivio di Stato De Pasquale, che non è neppure un archivista (è un bibliotecario) e che era noto solo per la pessima situazione in cui versava la Biblioteca Nazionale di Roma da lui diretta, illustrata dalla vergogna degli “scontrinisti”, bibliotecari precari pagati solo con il rimborso degli scontrini del caffè? E – si noti – quella nomina avvenne dopo l’incresciosa vicenda del “Fondo Rauti” così da indurre a sospettare che (alla ricerca dei voti della destra per il Quirinale?) Franceschini abbia proceduto a quella nomina proprio grazie a quella vicenda non nonostante essa. E, ancora, quali legami con De Pasquale hanno spinto il prudente e democristianissimo Franceschini a difendere il suo prescelto di fronte alle critiche dei familiari delle vittime delle stragi, garantendone l’affidabilità democratica? C’è forse qualcosa che non sappiamo e che avremmo il diritto di sapere?
Esiste infine un problema istituzionale che la parziale rimozione operata da Draghi lascia irrisolto, anzi crea. In un paese “normale” la gestione dei segreti dell’Archivio non spetta, e non può spettare, alla Presidenza del Consiglio, spetta invece agli archivisti. È la professionalità dell’archivista e la sua fedeltà alla Costituzione che garantiscono a noi cittadini di poter accedere a tutto ciò che abbiamo il diritto di conoscere. Parliamo in questo caso dei segreti delle stragi e della “strategia della tensione” che hanno coinvolto molti vertici dei servizi e degli stessi Governi: andremo a chiedere a Palazzo Chigi se – per favore – ci fanno sapere qualcosa? E se a Palazzo Chigi oggi o domani sedesse qualche nemico giurato della democrazia e della verità?
Ecco perché la decisione di Draghi rischia di essere una toppa peggiore del buco, che oggi aggira il vero problema (cioè che a dirigere l’Archivio di Stato sia chiamato qualcuno che dia garanzie piene di professionalità e di fedeltà alla Costituzione) e domani può diventare un pericoloso precedente di gestione politica dei materiali di ricerca, cioè della verità.
Raul Mordenti
10-9-21
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