CONSIDERAZIONI ORMAI DISINTERESSATE SUL QUORUM AL 3% E SUL CONCETTO DI “VOTO DISPERSO”

ELEZIONI POLITICHE 2022

CONSIDERAZIONI ORMAI DISINTERESSATE SUL QUORUM AL 3% E SUL CONCETTO DI “VOTO DISPERSO”.

A urne praticamente chiuse e prima di conoscere i risultati elettorali, vorrei esercitarmi in una riflessione teorica, ormai del tutto disinteressata, su due concetti che hanno pesato sulla campagna elettorale: (a) il raggiungimento del quorum del 3% e (b) il cosiddetto “voto disperso”, contrapposto a “voto utile”.

Ma prima una considerazione preliminare fondamentale: faccio notare che entrambi questi argomenti *prescindono completamente dalla politica*, cioè dai programmi e dalla credibilità dei candidati e delle candidate, dal giudizio politico dell’elettore su ciò che le liste in competizione promettono di fare o hanno già fatto in passato. Ma la democrazia non dovrebbe essere proprio questo? cioè la scelta fra proposte politiche e programmatiche diverse e su ciò che i partiti hanno fatto e promettono di fare? E il voto non dovrebbe essere proprio il momento in cui *l’elettorato giudica*, cioè premia o punisce? La democrazia non è contare i voti, la democrazia è poter giudicare e decidere. Siamo dunque di fatto già fuori dalla democrazia? Un problema su cui converrà ritornare.

(a) Molti e molte hanno pensato e detto e scritto: “Sono del tutto d’accordo con UP, ma voto un’altra lista con cui non sono d’accordo perché UP non raggiunge il 3%”. Ora, a parte l’enorme potere che così si conferisce ai sondaggi (cioè, ancora una volta, ai poteri del capitale), vorrei attirare l’attenzione sulla *insostenibilità logica* dell’argomento appena citato. Ammettiamo per ipotesi che a UP manchi un voto per arrivare al 3%, solo il voto di quell’elettore che ha fatto il ragionamento di cui sopra “Sono d’accordo con UP, ma voto un’altra lista con cui non sono d’accordo perché UP non raggiunge il 3%”; ebbene, come si dovrebbe sentire quell’elettore che con il suo non-voto ha condannato la lista con cui è del tutto d’accordo? Quale responsabilità si sarebbe assunta quell’elettore, contro – si badi – le sue idee e le sue convinzioni? L’ipotesi non è purtroppo immaginaria, perché sono decine di migliaia gli elettori che hanno fatto quel ragionamento, certamente di più dei voti che (speriamo di no) potrebbero mancare a UP per raggiungere il 3%.

(b) Veniamo allora al concetto di “voto disperso”. Si può dare il caso, per ipotesi, che un certo voto (sempre grazie – non dimentichiamolo mai – alla legge elettorale infame PD-Destra) non possa essere computato per eleggere un parlamentare. Ma ciò non significa affatto che esso sia “disperso”, cioè che non serva a nulla. Anche un voto che non elegge può servire, eccome! Intanto serve a rafforzare e incoraggiare l’ipotesi di una determinata lista (e la proposta di unità a sinistra di UP ha un enorme bisogno di essere incoraggiata a proseguire comunque dopo il voto).

Ma soprattutto i voti dati a un certo programma politico (per dire solo la cosa più importante: per la pace e contro la guerra, ma ciò vale anche per la redistribuzione del reddito, per l’ambiente, etc.) rappresentano un messaggio chiaro mandato a tutti i partiti. Per esempio quei voti dicono ai partiti che hanno votato per l’invio di armi (cioè a tutti, PD e M5S compresi): “Se volete recuperare questi nostri voti dovete cambiare politica a proposito della guerra. E comunque dovete tener conto che c’è una massa di elettori che è contro la guerra”. Vi sembra “disperso”, vi sembra inutile un tale messaggio ai partiti?

Dunque non esistono voti inutili o “dispersi” (naturalmente ad eccezione di quelli che non corrispondono alla vera e libera volontà politica dell’elettore).

(Postato in FB il 21 settembre 2023)

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