Sennòvincemeloni: è l’unico slogan dem contro la destra (pubblicato sul “Fatto Quotidiano” del 6 agosto 22, a p. 11)
di Raul Mordenti
Gli interventi accorati di Antonio Floridia, Gaetano Azzariti e quello, particolarmente aggressivo, di Norma Rangeri hanno inaugurato il coro che accompagnerà come (unico) argomento la campagna elettorale del PD: “sennòvincelameloni”, che riproduce le argomentazioni del “sennòvincesalvini” e del “sennòvinceberlusconi” delle elezioni passate.
La lezione dell’esperienza dunque non conta proprio nulla? Non conta nulla che tanti bravi compagni che, turandosi il naso, avevano votato PD “sennòvincesalvini” “sennòvinceberlusconi” si sono poi ritrovati ad aver eletto con il proprio voto i Renzi e i Calearo e, se ciò non bastasse, si sono ritrovati il PD al Governo (al Governo!) proprio insieme a Salvini e Berlusconi? D’altra parte PD, Salvini e Berlusconi (e Meloni) condividevano e condividono punti essenziali di programma, l’obbedienza al capitale finanziario (Draghi) e alle sue politiche economiche e fiscali, le privatizzazioni e il precariato, il rifiuto del salario minimo, l’abbandono della sanità e della scuola pubblica, e – soprattutto – la fedeltà atlantica perinde ac cadaver e il sostegno alla guerra. Per non dire dell'”autonomia differenziata” (Lega-PD) e del criminale trattamento dei migranti (Minniti-Salvini). Non per caso il PD tenta di imbarcare ora senza problemi nella sua coalizione personaggi come la Gelmini (il simbolo stesso della distruzione della scuola e dell’università) e Brunetta (il più sguaiato avversario dei Sindacati e del RdC). Chi ci garantisce che l’accrocco lettiano non trovi dopo le elezioni un nuovo accordo con la Destra, magari per un Draghi-bis benedetto dal Quirinale?
Mi permetto di dire che fra persone per bene questo argomento del “sennòvincelameloni” non dovrebbe essere utilizzato mai più, non foss’altro che per motivi di pudore.
Ma ora si avanza un argomento ulteriore: la difesa della Costituzione in pericolo.
Mi siano allora concesse due osservazioni al riguardo: la prima ha i vantaggi dell’evidenza, dato che gli attacchi più virulenti alla Costituzione sono venuti proprio dal PD, con la “riforma” Renzi-Boschi-Verdini, promossa e votata da quel partito e sconfitta solo dal referendum popolare. Ma soprattutto è la legge elettorale “rosatellum”, che rende oggi possibile la vittoria della destra. Con la proporzionale Meloni avrebbe (forse) il suo 25% dei voti e non andrebbe mai al Governo, è solo il “rosatellum” che consente alla destra di puntare alla vittoria grazie al maggioritario. Su questo i sostenitori del voto al PD sorvolano signorilmente. Chi ha voluto e votato quella legge elettorale? Di che partito era l’on. Rosato che le ha dato il nome? E chi è che non l’ha voluta modificare? Eppure l’impegno a cambiare quella legge nefasta era stato preso da tutti in occasione della riduzione del numero dei parlamentari.
Il PD somiglia a un piromane che incendia la casa, poi si rifiuta di spengere l’incendio, e infine invita tutti a bruciare con lui, “sennòlacasabrucia”, “sennòvincelameloni”.
Noi non scordiamo che alla festa neo-fascista di Atreju, l’on. Letta, ospite d’onore della Meloni (al tempo evidentemente non ancora fascista) dichiarò di concordare con Meloni sulla legge elettorale maggioritaria. Ci si può affidare ai piromani per spengere un incendio?
La seconda osservazione non è meno importante. La democrazia parlamentare voluta dai/dalle Costituenti si basava sul fatto che il Parlamento riproducesse le articolazioni e i conflitti della società, fosse cioè “specchio del Paese”. Ora noi viviamo invece il dominio di ciò che Gramsci chiamava “partito unico articolato” (in sigla PUA, pronuncia “puàh”). È il partito che si estende dal PD a Salvini, passando per Berlusconi, Calenda & Soci, e che gode del sostegno unanime di stampa e televisioni, un sostegno già degno di un regime. Del PUA fa parte anche l’ex Ministra di Berlusconi Giorgia Meloni, che non ha fatto mai mancare i suoi voti a Draghi ove necessari e che partecipa alla gara a chi è più filo-atlantico e più filo-guerra (ma su questo terreno il PD di Letta è forse imbattibile). E l’impossibilità, indotta dal maggioritario, di votare per una vera alternativa si traduce nello spaventoso astensionismo, che è la vera minaccia contro la democrazia costituzionale.
Ciò significa che per salvare la democrazia e la Costituzione c’è assoluta necessità che l’opposizione sociale sia rappresentata anche in Parlamento, e non certo di scegliere una frazione del PUA perché prevalga su un’altra frazione dello stesso PUA.
Ora è in campo una proposta credibile e unitaria, l’Unione Popolare guidata da De Magistris (accanitamente secretata dai media del PUA): è una proposta fondata sulla pace, sui diritti sociali e del lavoro, sulla difesa dell’ambiente contro la distruzione del capitale. Chi ha a cuore una vera difesa della Costituzione si unisca col suo voto a coloro che, superando vecchi settarismi, si sono già uniti intorno a questa proposta.
Raul Mordenti
2/8/2022
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