La “Tastiera dedicata ZLB” versione 4.0.
(DA RIVEDERE)
La produzione di una “Tastiera dedicata ZLB” 1
TABELLA 1: SET DI ALFABEMI ED ENTITA’ ALFABEMICHE DI ZLB (VARIANTI GLIFICHE E NUMERI ARABI) 4
TABELLA 3. SIGLE PIU’ FREQUENTI 7
TABELLA 4. ABBREVIAZIONI PIU’ FREQUENTI (per le quali fare ricorso alla Tastiera 8
TABELLA 5. SEGNI PARAGRAFEMATICI (usati nel ms..) 10
TABELLA 6. SEGNI CONVENZIONALI PER LA CODIFICA SGML/TEI 11
(con ° : quelli usati però da noi nella codifica) 13
La produzione di una “Tastiera dedicata ZLB”
Nel corso del lavoro abbiamo prodotto anche una “Tastiera dedicata” alla scrittura di Giovanni Boccaccio, che ci sembra più preciso definire “Tastiera dedicata ZLB“, dato che in realtà essa è costruita sul ms. dello ZL e non sull’intera produzione scrittoria di Boccaccio a noi pervenuta, che sappiamo essere non solo molto vasta ma anche assai diversificata.
Anzitutto occorre spiegare perché abbiamo ritenuto utile (e anche possibile, almeno a partire da una certa fase del nostro lavoro) dotarci di una tastiera dedicata, in cui i singoli tasti non determinassero banalmente gli alfabemi normalmente usati ma esprimessero invece la più ampia serie di segni usata da Giovanni Boccaccio, e anche – con un solo tasto/comando – le combinazioni di segni più frequenti nella nostra trascrizione/codifica.
Questa scelta deriva dall’impostazione stessa del nostro lavoro: ci è infatti sembrato che dalla nostra opzione fondamentale (fare filologia informatica cercando di sperimentare o istituire procedure ecdotiche che consentano di usare l’informatica al meglio, cioè iuxta propria principia) dovesse derivare necessariamente lo sforzo di ricorrere alle stesse potenzialità della macchina informatica per risolvere alcuni dei problemi più gravi comportati dalla scelta di usarla. Si potrebbe dire: “Chi di computer perisce di computer colpisca”? Cerchiamo di dipanare ed esplicitare questa formula scherzosa che può suonare criptica.
Fra i problemi principali emersi nel nostro lavoro primeggia, senza alcun dubbio, quello del tempo richiesto per le operazioni di trascrizione/codifica. A parità di complessità/difficoltà di una pericope di testo da trascrivere, si può dire che fra la nostra modalità di trascrizione/codifica e quella tradizionale della trascrizione diplomatico-interpretativa (che si limita, in sostanza, a traslitterare in forma moderna il testo antico, ricorrendo tutt’al più alle parentesi per indicare le parti di testo lasciate implicite) il tempo da noi impiegato sia almeno di dieci volte superiore. Questo impiego di tempo, che alcuni legittimamente considerano mostruoso e incomportabile, noi lo abbiamo considerato invece – non si dimentichi questo punto – un investimento ragionevole, perché esso ci consente, o almeno ci promette, di poter fornire informazioni preziose che, al di fuori di una codifica informatica analitica, sarebbero per noi del tutto inattingibili.
Ebbene: la stessa macchina responsabile di questi tempi lunghi può aiutarci a risparmiare tempo? Abbiamo cercato di rispondere di sì a questa domanda, o almeno abbiamo tentato di misurarci con essa, giusta la nostra impostazione fondamentale (che ci proviene ancora una volta da ) secondo cui la cosa più importante in questa ricerca non era da considerarsi tanto il risultato finale quanto la sua procedura euristica, da cui la nostra volontà di descrivere qui tale procedura, di percorrerla analiticamente e di rifletterci su, riferendone pubblicamente.
Dobbiamo qui confessare che questa possibilità di risparmiare tempo si è manifestata tardi nel percorso del nostro lavoro, cioè quando era stata già compiuta la maggior parte (circa i quattro quinti) della trascrizione/codifica. Ne riferiamo ugualmente, non solo come documentazione ma soprattutto come proposta avanzata ad altri che in futuro intendessero percorrere una strada della codifica analitica di un ms. analoga alla nostra.
Fra le acquisizioni teoriche che crediamo ci siano derivate dall’impostazione del nostro lavoro spicca la critica a ogni idea “sostanzialistica” dei segni grafici, e degli alfabemi in particolare: non esiste insomma alcuna lettera a-in-sé, non esiste la a-eità, o la bi-eità o la zeta-ità etc., esiste solo un modo storico e largamente arbitrario (a) di ritagliare nell’universo continuo dei suoni alcuni tratti segnici, (b) di individuarli inoltre fissamente, per determinati scopi sociali, come tratti discreti e stabili in (c) un set definito e tendenzialmente chiuso. E sia benedetta la macchina informatica che ci ha aiutato a capire questo fatto, a lungo tenuto nascosto dal senso comune prevalente (un senso comune largamente segnato dalla tecnologia/epistemologia gutemberghiana).
Ciò significa allora che ogni tasto di qualsivoglia tastiera deve essere considerato per quello che effettivamente esso è, cioè solo come una funzionale interfaccia tecnologica, un dispositivo che mette in rapporto due entità, entrambe arbitrariamente fissate: da una parte (i) un atto di selezione o di iscrizione (premere un determinato tasto piuttosto che un altro) e dall’altra parte (ii) l’attuazione di un fatto segnico, cioè la manifestazione materiale del segno prescelto, sia che questa manifestazione materiale consista in una traccia di inchiostro su un foglio di carta (complice un martelletto con un glifo in rilievo e un nastro inchiostrato) sia che determini la memorizzazione di una stringa numerica nel cervello della macchina o la sua comparsa sullo schermo di un computer. Ma, lo ripetiamo, le due entità che la tastiera mette in rapporto (l’atto di selezione del segno e la manifestazione materiale del segno prescelto) sono entrambe arbitrarie, e quindi possono essere modificate in base alle nostre esigenze. La scrittura informatica (al contrario da quella meccanica) ci consente di compiere questo adattamento alle nostre esigenze con comodità estrema, permettendo inoltre che il legame fra le due entità suddette, che nella macchina da scrivere meccanica era di 1, diventi ora (o possa diventare) di molti: in altre parole alla selezione di un solo tasto non corrisponde necessariamente la manifestazione materiale di una lettera, e di una lettera sola, ma può corrispondere senza problema alcuno la manifestazione di una stringa anche relativamente lunga di segni, cioè di byte. Questo consente dunque, o può consentire, un sostanziale risparmio di tempo nella fase della trascrizione. Ciò che davvero conta perché una tastiera funzioni in quanto tale è solo che il rapporto fra le due entità su ricordate (la selezione e la manifestazione materiale di un segno) sia univoco e costante, cioè (i) che ad ogni atto di selezione corrisponda una e una sola manifestazione segnica e (ii) che questa corrispondenza si verifichi ogni volta e costantemente.
Funzionano già così i diffusi programmi informatici che gestiscono la scrittura in alfabeti diversi da quello latino, lasciando estrema libertà all’utente nella scelta di ciò che devono diventare in output due aspetti dell’interfaccia-tastiera (sia il set dei caratteri fra cui scegliere sia la manifestazione materiale dei segni). Nel nostro caso allora basterà semplicemente considerare Boccaccio, anzi il suo ZL da codificare, come una sorta di lingua speciale, a cui dedicare un set alfabetico diverso da quello latino normalmente in uso.
Lo abbiamo fatto utilizzando il programma “KbdEdit” (per la modica spesa di 40 $) adattato per la nostra ricerca dal dott. Andrea Femminini, informatico dell’Università di ‘Tor Vergata’ che ringrazio qui per la preziosa e intelligente collaborazione.
Si trattava dunque – una volta di più! – di produrre una tabella; essa deve contenere da una parte i tasti, cioè l’aspetto dell’interfaccia dedicato alla selezione dei segni, e dall’altra parte i segni che debbono essere manifestati nel computer e sullo schermo in corrispondenza di quel particolare tasto/comando.
Ma quali segni scegliere per rendere razionale, cioè temporalmente economico, il lavoro?
Dal nostro lavoro è emerso che i segni-base usati da Boccaccio nel ms. ammontano alla cifra totale di 101, cioè di più del set di segni presenti nelle nostre tastiere normali e normalmente usati nella nostra dattilo-scrittura. Intendiamo noi per “segni-base” (o elementari) sia gli alfabemi, sia i numeri, sia le varianti morfologiche degli alfabemi (o glifi varianti glifiche), che – come si ricorderà – abbiamo assunto come possibili indizi per la datazione delle singole parti del ms. (ad esempio i due tipi di a minuscola o i sei diversi tipi di s minuscola, e così via): cfr. la Tabella 1 qui di seguito.
<br/>
TABELLA 1: SET DI ALFABEMI ED ENTITA’ ALFABEMICHE DI ZLB (ALABEMI, VARIANTI GLIFICHE E NUMERI ARABI)
(con una crocetta (+) sono segnalati i segni che si possono far corrispondere senza modifica ai segni della tastiera normalmente in uso)
| numero | segno |
| a (+) | |
| &a1; | |
| A (+) | |
| &A2; | |
| &Acap; | |
| b (+) | |
| B (+) | |
| c (+) | |
| C (+) | |
| d (+) | |
| D (calligrafica chiusa) (+) | |
| &D1; (aperta con tratti curvi, spesso aperta) | |
| &D2; (aperta con tratto dritto a sinistra) | |
| e (+) | |
| &eced; (e cedigliata) | |
| E (+) | |
| f (+) | |
| F (maiuscola sinuosa, forma minuscola modulo grande) (+) | |
| &Fcap; | |
| &F2; (con tratto verticale raddoppiato) | |
| g (+) | |
| G (+) | |
| h (+) | |
| &h2; | |
| &h3; (calligrafica) | |
| H (forma minuscola di modulo grande) (+) | |
| &Hcap; | |
| &H2; (con il secondo tratto sotto il rigo) | |
| i (+) | |
| &i1; | |
| I (+) | |
| j (+) | |
| &j1; | |
| J (+) | |
| k (+) | |
| l (+) | |
| L (+) | |
| m (+) | |
| &m2; | |
| &m3; | |
| M (+) | |
| &M2; (onciale) | |
| &M3; | |
| n (+) | |
| &n2; | |
| N (+) | |
| &Ncap; | |
| o (+) | |
| O (+) | |
| p (+) | |
| P (+) | |
| q (+) | |
| Q (+) | |
| r (+) | |
| &r2; | |
| &r3; | |
| R (+) | |
| &R2; | |
| s (+) | |
| &s1; (dritta) | |
| s2; (in forma di ‘2’ dopo la ‘u’, ma vedi sotto &us2;) | |
| s3; (in forma di ‘3’ dopo ‘bu’, ‘que’, etc., cfr.: &bus3; &que3; etc.) | |
| &s4; (in alto) | |
| &s5; (sinuosa) | |
| &s6; (lunga, con tratto superiore parallelo al rigo) | |
| S (+) | |
| t (+) | |
| T (tondeggiante con tratto orizzontale arcuato) (+) | |
| &Tcap; | |
| &T2; (gotica, con asta verticale spezzata) | |
| &T3; (con asta verticale arricciata alla base) | |
| u (+) | |
| v (+) | |
| U (forma minuscola, modulo grande) (+) | |
| V (con tratti verso sinistra) (+) | |
| &U1; (con primo tratto sotto il rigo) | |
| &U2; (con tratto superiore a sinistra molto accentuato) | |
| &Vcap; (senza, o con pochi, tratti orizzontali) | |
| &V1; (con tratti verso l’interno) | |
| &V2; (smussata e arrotondata alla base tratti discendenti quasi paralleli) | |
| . | &V3; (capitale angolosa con tratto superiore sinistro accentuato verso l’interno) |
| x (+) | |
| &x2; (con tratto lungo curvato a sinistra) | |
| . | X (+) |
| y (+) | |
| &y2; (con tratto lungo curvato a sinistra e arcuato) | |
| Y (+) | |
| z (a forma di ‘3’) (+) | |
| &z1; (con codetta rivolta a destra) | |
| &z2; (con codetta rivolta a sinistra) | |
| Z (+) | |
| 1 (+) | |
| 2 (+) | |
| 3 (+) | |
| 4 (+) | |
| 5 (+) | |
| 6 (+) | |
| 7 (+) | |
| 8 (+) | |
| 100 | 9 (+) |
| 101 | 0 (+) |
A questa cifra 101 sono da aggiungere altre entità segniche con alto tasso di frequenza nel nostro ms., come ad es.: i numeri ordinali (cfr. Tabella 2), alcune sigle (cfr. Tabella 3), le abbreviazioni più frequentemente usate (cfr. Tabella 4), i segni paragrafematici (Tabella 5) e soprattutto le stringhe di comandi necessari alla nostra codifica SGML/TEI (Tabella 6).
Esaminiamole partitamente:
| Numero ordinale e sue forme | Codifica | |
| 1 | 1.o (1.a, 1.e, 1.i.) | &_1;.o (oppure &_1;.a, etc.) |
| 2 | 2.o (2.a, 2.e, 2.i) | &_2;.o (oppure &_2;.a, etc.) |
| 3 | 3.o (3.a, 3.e, 3.i) | &_3;.o (oppure &_3;.a, etc.) |
| 4 | 4.o (4.a, 4.e, 4.i) | &_4;.o (oppure &_4;.a, etc.) |
| 5 | 5.o (5.a, 5.e, 5.i.) | &_5;.o (oppure &_5;.a, etc.) |
| 6 | 6.o (6.a, 6.e, 6.i) | &_6;.o (oppure &_6;.a, etc.) |
| 7 | 7.o (7.a, 7.e, 7.i) | &_7;.o (oppure &_7;.a, etc.) |
| 8 | 8.o (8.a, 8.e, 8.i) | &_8;.o (oppure &_8;.a, etc.) |
| 9 | 9.o (9.a, 9.e, 9.i) | &_9;.o (oppure &_9;.a, etc.) |
TABELLA 3. SIGLE PIU’ FREQUENTI
| segno | codifica | |||
| 1 | Gradi | &Gr; | ||
| 2 | Minuti | &M3in; | ||
| 3 | Secondi | &secund; [e declinazione] | ||
| 4 | zodiaco | &z1;o&diacus; [e declinazione] | ||
| 5 | paragrafo (semplice) | ¶g; | ||
| 6 | paragrafo o paraffo grande in rosso | ¶g_fontred; | ||
| 7 | paragrafo o paraffo grande in blu | ¶g_fontblu; | ||
TABELLA 4. ABBREVIAZIONI PIU’ FREQUENTI (per le quali fare ricorso alla Tastiera dedicata ZLB)
| abbreviazione | |
| &aut; | |
| b&us3; | |
| c&etera; | |
| ce&ntru;m | |
| ce&ntr;o | |
| &de; | |
| &dum ; | |
| &esse; | |
| &est; | |
| &et; | |
| &etiam; | |
| &idest ; | |
| &m; | |
| &m3; | |
| &n; | |
| &n2; | |
| ∥ | |
| &per; | |
| ⪯ | |
| &pro; | |
| &qu; (per &qu;a, &qu;e, &qu;o) | |
| &que; | |
| &que3; (in fine di parola) | |
| &qui; | |
| &quia; | |
| &quia2; (con q non tagliata) | |
| &quod; | |
| q&uod; | |
| &r; | |
| &re; | |
| &ri; | |
| &rum; | |
| &sed; | |
| &s1ed; | |
| &tion; (in: /..tõe/, /..tõi/, etc.) | |
| &ion; | |
| &s1ub; | |
| ⊂ | |
| &ur; | |
| &us2; | |
| &ue;l | |
| u⪙ |
Potremmo dunque dire a questo punto che al set degli alfabemi base/elementari dello ZL si dovrebbero aggiungere i nove segni composti per gli ordinali, almeno sette sigle particolarmente frequenti nel nostro ms. e circa quarantadue abbreviazioni usate molto spesso, così che il nostro totale di segni base/elementari (che sarebbe utile poter scrivere più rapidamente con un solo comando sulla tastiera) giunge già ora a 159 (101+9+7+42).
Evidentemente prò non potevamo non considerare inoltre anche il sistema dei segni paragrafematici impiegati da Boccaccio nello ZL, che rivestono anzi per noi un particolare interesse (cfr. Tabella 5).
TABELLA 5. SEGNI PARAGRAFEMATICI (usati nel ms.)
(con il segno (+) sono segnalati i segni paragrafematici che si possono far corrispondere senza modifica ai segni della tastiera in uso)
| segno | descrizione | codifica EDIC | |
| 1 | / | corrispondente a: |,| virgola) (+) | / |
| 2 | ? | punto interrogativo: di due tipi, con un solo punto sottoscritto o con due punti | &?1: &?2; |
| 3 | . | punto fermo di evidenziazione. (NB Sempre da noi attaccato a una parola che segue o precede) (+) | . |
| 4 | . | punto separativo, in basso sul rigo | &punto1; |
| 5 | · | punto separativo, a mezza altezza sul rigo | &punto2; |
| 6 | . | punto separativo, in alto sul rigo | &punto3; |
| 7 | `. | comma di primo tipo: virgola su punto | &comma1; |
| 8 | ; | comma di secondo tipo: punto su virgola | &comma2; |
| 9 | ._ | periodo | &periodo; |
| 10 | _. ,_ |
altri tipi di periodo | &periodo…..; |
| 11 | – | trattino (o segno /meno/) (+) | &trattin; |
| 12 | ˅ | segno di richiamo per glosse o correzioni | ˅ |
| 13 | ./.
/. |
altri segni di richiamo per glosse o correzioni | ./.
/. |
Senza contare come unità diverse i segni costituzionalmente variabili e composti (come le varianti per &?; &punto; , e &periodo; etc., o gli ultimi segni di richiamo contenuti della Tabella 5) il nostro totale deve aggiungere alla cifra di 159 almeno altre 8 unità segniche e si innalza a 167.
Se ci limitassimo a considerare questi segni fin qui citati, noi ci muoveremmo però ancora all’interno di un testo pre-informatico; invece del testo informatico che la nostra codifica produce fanno parte integrante anche i segni della codifica stessa; anzi occorre ricordare che la digitazione di tali segni di codifica è proprio ciò che costituisce la ragione principale dell’allungamento dei tempi necessari al nostro lavoro, così che potere scrivere queste stringhe di caratteri con una sola digitazione sulla tastiera rappresenta un bel risparmio di tempo.
Pertanto l’intenzione di produrre una tastiera in grado di accelerare i tempi non poteva certo prescindere dai segni che si riferiscono agli elementi e agli attributi previsti dalla codifica SGML/TEI di cui si dà un sommario elenco nelle Tabella 6 (limitandosi solo ai soli 10 comandi SGML/TEI da noi più utilizzati).
TABELLA 6. SEGNI CONVENZIONALI PER LA CODIFICA SGML/TEI
| segno di codifica | descrizione |
| <l n=“ ”> </l> | divisione in righe |
| </div3> <div3 type=“ ”> </div3> |
chiusura e apertura di una <div 3> (per noi la colonna e il suo tipo) |
| <expan id=“ ” type=“ ”>abc</expan> | espansione di abbreviazioni non consuete |
| <hi rend=“ ” >abc</hi> | forme di differenziazione grafica |
| <sic cor=“ ”>abc</sic> | segnanalazione di errori evidenti nel ms. |
| <rs rend=“ ” >abc</rs> | parte del testo sottoposto a correzione dallo Scriba (NB: e NON dal trascrittore-editore) |
| <damage type=“ ” hp=“”>abc</damage> | danneggiamento |
| <unclear reason=“ ” hp=“”>abc</unclear> | oscurità della lettura |
| <add n=“ ” type=“ ” hand=“ ”>abc</add> | aggiunte (di varia natura e tipologia) |
| <A HREF=“c.xy .jpg”>Visualizza c. xy </A> | rinvio alla visualizzazione di una pagina del ms. secondo la sintassi HTML |
| etc. |
Ciascuno di questi comandi dovrà essere realizzato ricorrendo alla digitazione di un solo tasto nella nostra tastiera dedicata ZLB. Siamo così giunti a un totale approssimativo di ben 177 comandi, alcuni dei quali daranno luogo a molti caratteri o stringhe di comando.
Si poneva a questo punto del nostro ragionamento il problema seguente: è possibile economizzare tempo/lavoro riconducendo questi 177 comandi (circa) ai comandi/tasti di cui la tastiera del nostro computer dispone e al loro numero limitato?
I tasti delle sole quattro linee della normale tastiera da noi prese in esame (tralasciando la linea superiore dei tasti più piccoli e rettangolari: Esc, F1, F2, etc., quelli laterali delle tabulazioni, dell’Invio etc. e quella inferiore dei comandi Ctrl, Alt, spazio, etc.) ammontano alla cifra di 48 (13+12+12+11), e questi numeri si raddoppiano con il ricorso alla modalità del Maiuscolo (che possiamo dunque definire un “ipertasto”, cioè un tasto che usato in combinazione con altri li modifica). Siamo dunque a un totale di 96 tasti/comandi disponibili in una qualsiasi tastiera normale.
Questo numero si potrebbe facilmente aumentare e raddoppiare con il ricorso alle combinazioni di altri ipertasti, ad esempio digitando contemporaneamente Maiuscolo+AltGr o Maiuscolo+Ctrl e così via, ma abbiamo deciso di limitare tale possibilità perché essa rischiava di complicare la digitazione, che noi volevamo invece rendere più comoda e più semplice.
Il punto di partenza non poteva non essere l’area di sovrapposizione fra il set dei segni elementari dello ZL che ci eravamo costruiti e quelli che la tastiera normalmente attiva: è questo il caso, ad esempio, di molti degli alfabemi normalmente in uso che corrispondono a molti dei segni elementari per noi utili, ad esempio /a/, /b/, /c/, etc., sia maiuscole che minuscole, e anche alcuni segni paragrafematici consueti. Si tratta di 61 tasti/comandi (sono quelli segnalati nella Tabella 1 e nella Tabella 5 con il segno della crocetta in apice fra parentesi: (+)). È chiaro che questi tasti/comandi, dovendo anche per noi funzionare per produrre gli alfabemi normalmente in uso non erano disponibili per assumere nuovi e diversi significati, cioè per funzionare da interfaccia capace di produrre gli altri 116 segni dello ZL (177-61=116) di cui avevamo bisogno.
E tuttavia, sovrapponendo i nostri segni del ms. boccacciano con quelli dei tasti usati per trascrivere normalmente, anche limitandosi a considerare solo i tasti delle modalità minuscolo e maiuscolo, una parte dei tasti/comandi (ben 34) sembrava restare inutilizzata, cioè non corrispondente ad alcun segno presente nel ms. di Boccaccio e nella nostra trascrizione; anche se poi non tutti questi tasti/comandi restavano davvero inutilizzati anche nel complesso della nostra codifica, giacché la trascrizione informatica (come abbiamo già argomentato altrove) non si limita affatto a una mera traslitterazione del ms.
I tasti/segno della tastiera da noi utilizzati nella trascrizione-codifica (e quindi non utilizzabili ad altri fini) sono segnalati con /°/ nella Tabella 7.
Anche considerando ciò, restavano tuttavia 16 tasti/comandi della normale Tastiera totalmente inutilizzati e quindi a nostra disposizione (cfr. Tabella 7).
<br/>TABELLA 7. ALTRI SEGNI (PARAFRAFEMATICI E ALFABETICI) DELLA TASTIERA NON USATI MAI NEL ms. E NELLA SUA TRASCRIZIONE
(con ° : quelli usati però da noi nella codifica):
| segni non usati nel ms. |
usati nella codifica | liberi da utilizzare |
| \ | ° | |
| | | ° | |
| ! | ° | |
| ‘‘ | ° | |
| £ | + | |
| $ | + | |
| % | + | |
| & | ° | |
| ( | ° | |
| ) | ° | |
| = | ° | |
| ’ | ° | |
| ? | ° | |
| ì | + | |
| ^ | ° | |
| w | + | |
| W | + | |
| è | + | |
| é | + | |
| + | ° | |
| * | ° | |
| K | + | |
| ò | + | |
| ç | + | |
| à | + | |
| ° | + | |
| ù | + | |
| § | + | |
| < | ° | |
| > | ° | |
| , | ° | |
| ; | ° | |
| : | ° | |
| _ | + | |
| – | ° |
Era allora per noi possibile non solo far corrispondere le due aree dei segni alfabemici che abbiamo definito “normali” (cioè utilizzare i tasti che attivano la produzione di segni dell’alfabeto in uso e quella dei segni dello ZL che corrispondono loro per analogia), ma anche “accoppiare” – per così dire – i 16 tasti/ comandi rimasti liberi (/w/ e /W/ maiuscolo e minuscolo, /K/ maiuscolo, /£/, /$/, /%/, /ì/, /è/, /é/, /ò/, /ç/, /à/, /°/, /ù/, /§/, /_/ : cfr. Tabella 7) a una parte almeno dei caratteri o delle stringhe di caratteri da utilizzare per la nostra Tastiera dedicata ZLB.
Dunque, riassumendo: dai nostri 177 segni da codificare in totale, dopo aver tolto i 61 segni in comune fra ZL e la tastiera normale, restavano 116 tasti/comandi, e da questi era ancora possibile sottrarre i 17 tasti del tutto liberi: restano dunque ancora 99 segni da codificare da attribuire a tasti/comandi.
Torniamo per un attimo al numero dei tasti/comandi della nostra tastiera che abbiamo già considerato poc’anzi: i 96 tasti derivanti solo dalle due modalità, normale e Maiuscolo, che evidentemente non potevano bastarci. Era necessario introdurre almeno altre due modalità, quelle consentite dagli ipertasti AltGr e Ctrl:
| tasti della tastiera normale (13+12+12+11) | 48 |
| raddoppiamento con l’ipertasto Maiuscolo | 48 |
| usando anche l’ipertasto AltGr | 48 |
| usando anche l’ipertasto Ctrl | 48 |
| Totale | 192 |
Utilizzando anche gli ipertasti delle modalità AltG e Ctrl, dunque disponiamo di ben 192 possibilità diverse.
Il numero dei testi/comandi disponibile era teoricamente più che sufficiente per le nostre esigenze.
Ma quali tasti scegliere fra tutti quelli di cui avevamo bisogno per attivare nel modo più economico ed ergonomico possibile la produzione dei segni dello ZL?
Ci ha aiutato straordinariamente, a questo punto del nostro lavoro, il fatto di poter disporre di uno spoglio automatico del testo (ancorché parziale); da questo potevamo trarre, in ordine di frequenza decrescente, tutte le “entità” e anche tutte le abbreviazioni usate nel ms. codificato. Potevamo così scegliere di far corrispondere, in base alle frequenze del ms. di Boccaccio, ai tasti (a cominciare da quelli “inutilizzati” e dunque disponibili per noi) le entità, le abbreviazioni e anche i comandi per codificare secondo SGML/TEI (anche questi a partire dai più frequenti).
Restava a questo punto solo un, rilevante, problema ergonomico, insomma solo il problema di disporre razionalmente i nuovi tasti, cioè di creare una tastiera per noi il più amichevole possibile, che insomma rendesse abbastanza “trasparente” la presenza dei nuovi comandi, e – soprattutto – che contrastasse il meno possibile le nostre antiche abitudini di dattilografia.
I dispositivi (o, se si vuole, “trucchi”) utilizzati a tale scopo sono stati di due tipi:
accompagnare ove possibile il nuovo comando a un vecchio tasto alfabetico similare, ad esempio collocare il comando per ‘&et;’ in corrispondenza dell’inutilizzato tasto per /è/, il comando per &est; in corrispondenza dell’inutilizzato tasto per /é/, etc.;
ricorrere a qualche significato logico o analogico, ad esempio collocare la stringa per <unclear> in corrispondenza dell’ipertasto “Alt” del punto interrogativo /?/.
Ma soprattutto, data la differenza fra i tasti disponibili e tutte le esigenze della nostra trascrizione, abbiamo poceduto in alcuni casi a implementare dei tasti che contenessero al loro interno dei “vuoti”: restano ad esempio vuoti in questo modo gli spazi destinati alle parole che nei comandi TEI designano le pagine e le righe oppure le caratteristiche di alcuni attributi, ma restano vuote anche alcune varianti interne alle stringhe previste (ad esempio /…type=“ ”/, dove le virgolette possono avere contenuti testuali diversi, etc.). Valga come esempio per tutti gli altri il fatto che digitando il primo tasto a sinistra /|/ nella modalità maiusc Ctrl otterremo la stringa-base di tutte le entità TEI, cioè una stringa aperta dalla ‘e’ commerciale /&/ e chiusa dal ‘punto e virgola’ /;/ (/& ;/) all’interno della quale possono esser digitate tutte le entità eventualmente non previste in modo completo nella nostra tastiera.
Questa stringa è offerta in una forma, appunto, “vuota”, potrà cioè essere riempita da qualsiasi digitazione ulteriore fra il segno della ‘e’ commerciale /&/ e il segno del punto e virgola /;/. Non c’è bisogno di insistere sul fatto che anche queste scrizioni parzialmente vuote consentono (specie nel caso degli elementi TEI) un risparmio di tempo davvero notevole.
Il risultato complessivo di questo lavoro, cioè il funzionamento della nuova “Tastiera dedicata ZLB” allo ZL di Boccaccio, è espresso nella Tabella 8 seguente:
RIVEDERE TUTTO
Tot. tasti: 13+12+12+11= 48 x 2 (con ipertasto Maiuscolo) = 96, + 48 anche con “AltGr e 000Gr Gr” = 144
Tot. tasti “liberi”, cioè NON usati MAI nel ms. e/o nella trascrizione, segnati nella tabella con X = 10 (piu’ @ e # che sono “AltGr Gr Gr”) =12
Tot. tasti “senza segno” con “AltGr Gr Gr” (in Word), segnati nella tabella con + = 19
Tasti di segni non presenti nel ms., MA usati da me nell’introduzione, note, rinvii etc., segnati nella tabella con * = 9
Lascia un commento