Proporzionale: è la legge elettorale che impedisce alla destra di vincere,
in “Il manifesto”, 16 aprile 2021 , pp. 1, 15
Trovo sorprendente, e deplorevole, che l’appello per una legge elettorale proporzionale di autorevolissimi giuristi comparso sul “Manifesto” non abbia ancora suscitato quel massiccio movimento di consensi che merita.
Direi che non capire la centralità (e oggi l’urgenza) della lotta per la proporzionale significa non aver capito come la destra abbia potuto finora vincere e – soprattutto – non capire come essa si prepari a sferrare il colpo finale alla democrazia e alla Costituzione.
Con il maggioritario (non a caso un pilastro portante del “Piano di rinascita “ di Licio Gelli) il potere dei “forti” ha potuto gestire a destra la crisi di Tangentopoli, ha mortificato progressivamente le assemblee elettive sostituendole con la scelta del “capo” (sindaco, presidente di Regione, che costoro chiamano “governatore”), ha distrutto con i partiti ogni forma di partecipazione politica popolare e dal basso rendendo la politica preda esclusiva dei mass media, specie televisivi: senza il maggioritario Berlusconi sarebbe stato impensabile.
In particolare i vari sistemi elettorali con maggioritario, sbarramenti, premio di maggioranza etc., benché siano stati tutti via via condannati (ma, incredibilmente, senza alcuna conseguenza pratica!) dalla Corte Costituzionale, hanno impedito al conflitto sociale di rappresentarsi nel Parlamento, escludendone soprattutto la sinistra di opposizione e portando a una continua diminuzione del numero dei votanti (giunti alle politiche del 2018 al 72,6%, a fronte del 90,6% del 1979, per non dire delle amministrative dove talvolta vota meno del 50%!).
Con il taglio del numero dei parlamentari (dove sono quelli che l’hanno votato al referendum con la motivazione che avrebbe comportato la proporzionale?) questo quadro anti-democratico si aggrava, e il prossimo colpo che si prepara è quello dell’elezione diretta del capo del Governo, cioè la fine del carattere parlamentare della nostra Repubblica.
La Costituzione ha voluto il voto “personale ed eguale, libero e segreto” (art. 48) , ma non è eguale un voto che non elegge nessuno se non supera una soglia di sbarramento arbitrariamente fissata (faccio notare che il 3% rappresenta oltre un milione di voti espressi, perché mai questi elettori non debbono avere alcuna rappresentanza?). E non è eguale un voto che elegge più parlamentari di un altro voto, che ha insomma una maggiore vis electiva, giacché fruisce di un “premio di maggioranza”, che serve a rendere maggioranza in Parlamento chi è minoranza nei voti. E non è affatto libero un voto che non si può dare al partito che rappresenta le proprie idee e i propri interessi, se questo partito è escluso di fatto dalla “gara” maggioritaria, così che si è costretti a votare, con la pistola puntata alla tempia, solo per impedire che vinca e prenda tutto il peggiore fra i peggiori. È un tale meccanismo perverso che ha spinto tanti bravi compagni a votare “utile” “sennòvieneberlusconi” o “sennòvienesalvini”, con il bel risultato di trovare oggi il proprio voto (utile?) in uno stesso Governo con Salvini e con Berlusconi.
Non c’è dubbio che per anni sia stata scatenata contro la proporzionale una unanime campagna di stampa, che ha fatto breccia anche nel senso comune popolare. Ma oggi quegli argomenti contro la proporzionale si rivelano per quello che sono: falsità.
Anzitutto l’argomento principe di voler ridurre il numero dei partiti: è un falso. Con la proporzionale c’erano in Parlamento al massimo 8 o 9 partiti, votati trasparentemente dai rispettivi elettori, con il maggioritario ce ne sono ora più di una ventina: oltre i maggiori e più noti, c’è in Parlamento roba come Cambiamo!-Popolo protagonista, Noi con l’Italia-USEI-Rinascimento-ADC, Minoranze linguistiche, Europeisti-MAIE-PSI, Azione-+Europa-Radicali italiani, Centro Democratico, L’alternativa c’è, Idea e cambiamo, Facciamo Eco-Federazione dei Verdi, Liberi e Uguali, etc. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Ciò accade perché i piccoli partiti, o quelli inventati e inesistenti, si raggruppano nel voto per godere del maggioritario o del premio di maggioranza e dopo le elezioni si separano.
Ma c’è di più e di peggio: sondaggi, e ragionamenti, alla mano, è più che certo che la destra vincerebbe a man bassa nei collegi maggioritari, perché il potere di unirsi e di votarsi a vicenda della destra è insuperabile, e insomma mentre sarà assai difficile unire i voti 5S a quelli del PD (per non dire dei voti a sinistra del PD), non è in uso dalle parti della destra né il rifiuto dei nazi-fascisti né quello dei mafiosi. La vittoria elettorale, inevitabile con questo sistema elettorale, darebbe alla destra i numeri sufficienti non solo per governare ma anche per cambiare la Costituzione.
L’unica speranza di battere la destra è dunque portare il confronto elettorale sul terreno della proporzionale, dividendo la destra, e dando rappresentanza parlamentare alla sinistra di opposizione, altrimenti relegata nell’astensione, con i seggi a cui avrebbe diritto regalati alla destra.
La vera domanda allora è la seguente: è mai possibile che la dirigenza del PD e del centrosinistra non comprenda questi elementari ragionamenti?
Non è mai una buona cosa attribuire agli altri l’idiozia. E allora c’è una sola spiegazione possibile, cioè che il centrosinistra consideri il Governo Draghi per quello che in effetti è: un Governo Costituente, che unisce tutti intorno ai veri capisaldi che interessano, cioè l’Europa delle banche, il capitale finanziario, la fedeltà atlantica, l’obbedienza ai poteri forti e ai loro media, etc. All’interno di questo nuovo perimetro c’è posto anche per la destra, che dunque può essere chiamata a governare, finalmente in un regime di alternanza tra identici, un regime che somiglia tanto al “patto di Punto Fijio” del Venezuela pre-Chavez.
Ecco dunque la vera posta in gioco: una grande iniziativa unitaria, trasversale e dal basso per la democrazia, ad esempio una “Lega per la proporzionale”, è necessità dell’oggi, non del domani.
Se il rimpianto Gianni Ferrara fosse ancora fra noi, credo che lui sarebbe di certo l’anima e la mente di una tale iniziativa.
Roma, 29-3-2021 Raul Mordenti
Lascia un commento