Sono attonito e indignato per gli attacchi venuti al nostro Partito a causa dell’adesione all’appello promosso dall’ANPI “Uniamoci per salvare l’Italia”.
Che questi attacchi provengano da alcuni partitini trotzkisti non mi sorprende, e non mi sorprende – ad esempio – che il compagno Ferrando del PCL arrivi a criticare “Il richiamo che Acerbo fa alla politica del PCI nella Resistenza”. A questi compagni manca, e non da oggi, quel pilastro della nostra identità politica comunista che è rappresentato, appunto, dall’antifascismo, essi sono in questo gli eredi di quelle marginali frazioni bordighiste che scelsero di non partecipare alla lotta di popolo della Resistenza giudicandola non abbastanza classista per i loro gusti. La storia li ha già giudicati.
Più grave è che tali critiche trovino eco all’interno del Partito, cioè che si ritenga una inaccettabile cedimento opportunistico e una violazione della nostra giusta linea di contrapposizione al PD l’aver sottoscritto l’Appello promosso dall’ANPI in occasione della crisi Covid.
Nel merito, l’Appello di cui parliamo afferma – fra l’altro – che occorre “sconfiggere la pandemia, ricostruire il Paese, promuovere una democrazia più ampia e più forte”, con “una nuova visione per il nostro Paese. Cambiare per rinascere (…)”, “per la persona, il lavoro e la socialità”, “affinché l’Italia del dopo Covid non sia la restaurazione dei vecchi e fallimentari modelli economici e valoriali, ma si avvii verso il cambiamento sulla strada tracciata dalla Costituzione”, e tutto ciò significa combattere “l’insopportabile crescere delle diseguaglianze, (…) l’avanzare incessante delle mafie e della corruzione”, sostenere “ il valore della vita e la dignità della persona umana e il lavoro come fondamento della Repubblica”, assumendo “il valore e la cultura della differenza di genere”, rivendicando “la tutela della salute come diritto fondamentale, la centralità della scuola e della formazione, la piena e reale libertà di informazione oggi insidiata da vere e proprie intimidazioni”, con significativi accenni anche all’ambiente (“che abbia nell’agenda e nel cuore l’impegno per la difesa dell’ambiente e contro la crisi climatica”) e alla pace (“che abbia alla base i valori non negoziabili della pace e dei diritti umani, che si opponga all’escalation dei focolai di guerra che generano una insensata corsa alla produzione di armamenti”).
Direi che nell’Appello (lo leggano per intero i compagni e le compagne) non c’è una sola parola che non sia condivisibile per i/le comunisti/e, nonostante l’inevitabile genericità. Semmai qualcosa nell’Appello sembra difficile da digerire per i firmatari vicini al PD, come il no alla “restaurazione dei vecchi e fallimentari modelli economici” o alle spese per gli armamenti. In ogni caso, – voglio sottolineare questo punto decisivo – l’Appello non scende mai sul terreno della politique politicienne, cioè non fa nessun cenno a possibili maggioranze né prefigura in alcun modo eventuali alleanze parlamentari, e ciò in coerenza con il fatto che quest’Appello, occasionato della tragica crisi del Covid, propone – come è giusto che sia – dei grandi princìpi etico-politici fondati sull’antifascismo e non delle tattiche per l’immediato.
Ma c’è di più: fra i proponenti, oltre ad alcuni movimenti o partiti o sindacati che ci piacciono poco o per niente (presenze inevitabili in un Appello unitario), ci sono invece tutte le associazioni dell’antifascismo, e poi realtà come Libera, l’Istituto Alcide Cervi, Legambiente, Libertà e Giustizia, la Rete della Conoscenza, etc., e fra i firmatari (che crescono ogni giorno) ci sono firme come Sandro Ruotolo e Anna Falcone, il Centro Gramsci di Educazione, i Giuristi democratici, e così via. Si tratta insomma di una parte assai significativa e vasta delle nostre possibili alleanze. Senza dire che all’ANPI molti di noi siamo orgogliosamente iscritti.
Che senso avrebbe avuto fare mancare la presenza del PRC in questo schieramento e autoisolarci da tutti?
Può criticare la nostra firma solo chi pensa che il Partito della rifondazione comunista debba essere una monade, aristocraticamente isolata dalla società italiana. Ricordo a questo proposito che noi ci trovammo schierati in alleanza con molti dei firmatari dell’Appello e con l’ANPI (e, in quei
1 casi, contro il PD!) in occasione dei due recenti referendum, sia quello contro lo stravolgimento Renzi-Verdini della Costituzione e sia quello contro la riduzione della democrazia e dei parlamentari: in tali alleanze noi non chiedemmo ai nostri alleati di essere comunisti (saremmo stati folli se l’avessimo fatto), chiedemmo loro solo di essere d’accordo con noi nel merito di quelle puntuali questioni che riguardavano la Costituzione e la democrazia.
Credo che alcuni compagni non abbiano chiaro che la politica comporta sistemi di alleanze o di convergenze parziali e – per dir così – ad ampiezza variabile.
Ad esempio: noi convergiamo coi radicali e la Bonino su temi come i diritti civili o la lotta all’omofobia, anche se i radicali e la Bonino sono i più entusiasti sostenitori del liberismo, delle guerre americane e della poltica di Israele; così come noi convergiamo coi compagni della Rete dei Comunisti sui temi dell’antimperialismo e nella solidarietà a Cuba e al Venezuela, anche se divergiamo da loro nelle tattiche elettorali; noi convergiamo con tanti cattolici e con papa Francesco sui temi della pace, anche se non siamo d’accordo con loro sulla laicità o sui finanziamenti dello Stato alla Chiesa, e così via; nel caso dell’Appello dell’ANPI, noi siamo doverosamente d’accordo con il richiamo ai princìpi dell’antifascicmo, anche se dissentiamo su tante altre cose con altri firmatari. Insomma, si può essere d’accordo su alcune cose con alcuni e su altre cose con altri, ma con nessuno (se non con noi stessi) si può essere d’accordo su tutto. Ma allearsi solo con se stessi, guardandosi allo specchio per dirci da soli che siamo bravi e belli, è un’attività demenziale a cui i comunisti e le comuniste non possono dedicarsi. Francamente, compagni/e, abbiamo cose più importanti da fare.
(Raul Mordenti, 19 gennaio 2021)
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